Andrea Iannone è tornato a far parlare di sé nel mondo della MotoGP, dopo un’assenza di cinque stagioni. Il suo ritorno, anche se temporaneo, ha avuto luogo sul circuito di Sepang, dove si sta disputando il penultimo round del mondiale 2024. Nonostante le critiche e i dubbi sollevati da più parti, Iannone ha messo in mostra una prestazione solida e determinata. Il suo tempo finale nelle FP2 è stato di 1’59″618, posizionandosi al 21° posto, a 1″939 dal capoclassifica Pecco Bagnaia, che ha segnato un impressionante 1’57″679. Gli obiettivi di Iannone erano chiari e semplici: evitare incidenti e mantenere il distacco sotto i due secondi. Missione compiuta.
La scelta della Ducati e le critiche
Il pilota trentacinquenne ha guidato una Ducati del Team VR46 di Valentino Rossi, esattamente la Desmosedici GP23 utilizzata fino al Gran Premio di Tailandia da Fabio Di Giannantonio. Quest’ultimo è rientrato in Italia per sottoporsi a un intervento alla spalla sinistra, con l’intenzione di tornare in perfetta forma per il 2025. La scelta di riportare in pista Iannone ha suscitato molte critiche, sia all’interno dell’ambiente motoristico che tra i fan, definendo il ritorno del pilota come un azzardo, se non addirittura una mossa di marketing.
Una sfida accettata con entusiasmo
Nonostante le polemiche, Iannone non ha potuto resistere alla chiamata di Rossi, specialmente dopo un 2024 positivo nel mondiale Superbike, dove ha concluso all’ottavo posto, includendo una vittoria ad Aragon, un secondo posto, tre terzi e sette quarti posti. “Una sfida folle”, l’ha definita Iannone, citando Albert Einstein: “Senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia”. Questa frase riassume perfettamente lo spirito con cui Iannone ha affrontato il ritorno in MotoGP.
Le difficoltà del ritorno in MotoGP
Rientrare in MotoGP dopo una lunga assenza è tutt’altro che semplice. L’esempio di Alvaro Bautista, campione del mondo in carica SBK, che lo scorso anno è tornato a Sepang come wild card dopo cinque anni di assenza, è emblematico. Bautista concluse le Free Practice con il 22° tempo (2’02″516), a 3″003 dal miglior tempo, e si posizionò 22° e 17° nelle gare di sabato e domenica. La transizione dalla Superbike alla MotoGP è complessa, a causa delle differenze tecniche e agonistiche tra le due categorie. Pochi piloti, come Troy Bayliss, Ben Spies e Cal Crutchlow, sono riusciti a ottenere un discreto successo in questo passaggio.
Prestazioni e adattamento
Iannone, però, ha dimostrato di essere all’altezza della sfida. La sua performance a Sepang è stata caratterizzata da progressi costanti giro dopo giro, senza commettere errori. Ha seguito attentamente le indicazioni del team, mostrando disciplina e volontà di impegnarsi al massimo nelle gare di sabato e domenica. Anche se i tempi di “Iannonecannone”, come veniva soprannominato, sono lontani, la sua capacità di adattarsi rapidamente e di mantenere la calma in una situazione così complessa è ammirevole.
Concorrenza serrata e risultati finali
La concorrenza è stata serrata, con i primi dieci piloti racchiusi in un gap di poco più di sei decimi, dall’1’57″679 di Bagnaia all’1’58″362 di Marc Marquez. Sotto un secondo di distacco ci sono i primi quattordici piloti, mentre Iannone, con il suo 1’59″618, si è inserito in un gruppo di sette piloti che hanno chiuso sull’1’ e 59. Dopo di lui, Lorenzo Savadori ha segnato il tempo di 2’00″108, a +2″429 dalla vetta.
Conclusioni sul ritorno di Iannone
Andrea Iannone ha dimostrato di avere ancora voglia e capacità di competere ad alti livelli, nonostante le difficoltà e le critiche. Il suo ritorno in MotoGP, seppur temporaneo, è stato una prova di carattere e determinazione. In un ambiente competitivo e esigente come quello della MotoGP, Iannone ha saputo tenere testa alle sfide, uscendo a testa alta dal circuito di Sepang.