Cedric Gondo, attaccante della Reggiana, è un uomo che ha affrontato e superato molte sfide nella sua vita. Cresciuto in Costa d’Avorio, Gondo porta con sé le memorie di un’infanzia difficile ma felice, trascorsa a giocare in strada con i suoi fratelli. “Non avevamo nulla, eppure eravamo felici. Giocavo in strada insieme ai miei fratelli. Con i sassi disegnavamo le porte ed esultavamo a ogni gol”, racconta con un sorriso nostalgico. La sua passione per il calcio è stata alimentata dagli esempi dei suoi familiari, tutti calciatori, e dai sogni di un futuro migliore.
La sua vita ha preso una piega decisiva quando, da bambino, è arrivato in Italia. “Non è stato facile, ma mi hanno accolto benissimo. Dico sempre che questo Paese è stata una salvezza, la fede mi ha aiutato”, afferma Gondo, sottolineando l’importanza della spiritualità nel suo percorso. Oggi, il classe ’96 è tornato a brillare sul campo dopo un periodo di infortuni che lo ha tenuto lontano dai terreni di gioco. Ha segnato due gol consecutivi contro Bari e Catanzaro, contribuendo alla lotta della Reggiana per la salvezza. “Non pensavo di riuscire a recuperare così presto. Ho ritrovato la rete ed è quello che conta. Un attaccante vive di questi momenti, peccato non aver conquistato la vittoria”, dice Gondo, mostrando il suo spirito combattivo.
La situazione attuale della Reggiana
La Reggiana sta attraversando un momento difficile, con due sconfitte e due pareggi nelle ultime quattro partite. Gondo, tuttavia, mantiene un atteggiamento positivo: “Contro il Bari l’abbiamo ripresa nel finale. Nella sfida con il Catanzaro ci siamo fatti rimontare da 2-0 a 2-2. Ci siamo detti che non dobbiamo abbatterci. La stagione è ancora lunga, vogliamo la salvezza”. Gondo è consapevole della responsabilità che grava sulle spalle degli attaccanti, sottolineando l’importanza di creare più occasioni e finalizzare:
- Creare occasioni: “Davanti serve più concretezza, creiamo tanto ma non riusciamo a finalizzare.”
- Soffrire insieme: “Abbiamo bisogno di soffrire insieme e ripartire.”
Ricordi e ispirazioni
La sua carriera calcistica non è stata priva di ostacoli. Gondo ha dovuto affrontare infortuni di diversi compagni di squadra, come Vido e Okwonkwo, e ora anche il capitano Rozzio. “Siamo comunque una squadra che può dare filo da torcere a tutti”, afferma con determinazione. Ma quali sono i ricordi del giovane Cedric che giocava in Costa d’Avorio? “Bellissimi, ho iniziato grazie ai miei fratelli. Mia madre avrebbe voluto che giocassi a basket, ero già più alto dei miei coetanei. Per me però esistevano soltanto la strada e il pallone”.
La decisione di diventare calciatore è arrivata in un momento cruciale della sua vita. Gondo ricorda di aver visto un discorso di Didier Drogba in tv durante la guerra civile in Costa d’Avorio. Drogba ha portato la sua nazionale alla prima storica qualificazione al Mondiale, e il suo appello per fermare gli scontri ha avuto un forte impatto su Gondo: “Fu ascoltato. Quell’episodio mi ha illuminato”. Dopo essere arrivato in Italia, Gondo ha fatto il suo esordio nelle giovanili della Fiorentina, ma la fama precoce è arrivata con un reality show su MTV, che ha complicato la sua crescita personale e professionale. “Tornassi indietro non lo rifarei. Ma quella situazione mi ha aiutato a gestire le pressioni quotidiane”.
La fede e il futuro
Il suo debutto tra i professionisti con la Ternana è stato un altro passo importante. “Giocavo esterno destro, in un ruolo non mio. Spesso partivo dalla panchina, ma anche quelle esperienze ti formano. Sono maturato tanto, sia come uomo che come calciatore”. Gondo ha avuto anche esperienze all’estero, come quella all’Asteras Tripoli in Grecia, e ha fatto la gavetta in Serie C con Teramo e Rieti. Un momento indimenticabile è stato il suo esordio in Serie A con la Salernitana, dove ha segnato un gol inaspettato: “Stavamo perdendo 2-0, realizzai la prima rete per noi. L’emozione era tanta, non riuscivo a crederci. Finalmente ero riuscito ad arrivare dove volevo. È stata come una benedizione”.
La fede gioca un ruolo fondamentale nella vita di Gondo, che cerca di trovare il tempo per pregare e accendere una candela in chiesa, nonostante gli impegni calcistici. “È tutto per me, la mia famiglia mi ha cresciuto così. Vengo da un Paese che non ti dà tanto, l’Italia mi ha salvato”. Quando non è in campo, Gondo si dedica alla sua passione per i manga e gli anime, una cultura che lo affascina. “I compagni di squadra mi prendono sempre in giro, ma adesso si sta appassionando anche mio figlio Gabriele”, afferma con orgoglio.
Infine, Gondo non ha perso di vista il suo sogno di tornare a giocare in Serie A: “Vorrei tornare a giocare in Serie A, magari con una mentalità diversa. E restarci. Ora ho capito come posso sfruttare a pieno le mie caratteristiche”. Ma prima di tutto, c’è un obiettivo da raggiungere. “La salvezza con la Reggiana viene prima di tutto. Proverò a segnare più gol possibili. Non sono Naruto, ma lotterò come un ninja per aiutare la squadra”. Con la sua determinazione e il supporto della fede, Gondo è pronto a combattere per il futuro della Reggiana, un ninja in campo per la sua squadra.