Calcio

Gasperini e gli altri: allenatori sergenti di ferro in serie A

Sergente di ferro. Gian Piero Gasperini negli ultimi giorni si è ritrovato, suo malgrado, sulle prime pagine dei quotidiani sportivi per le dichiarazioni di Maehle che lo ha definito senza mezzi termini “dittatore”. Non è la prima né sarà l’ultima che fra calciatori e allenatori non scocca la scintilla. Il feeling tuttavia, a volte è anche scevro dai risultati anche se, alla lunga, essere diversi logora rapporti.

Dietro la lavagna? No, sullo sgabello

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Uno dei casi più recenti è il rapporto ai minimi termini fra Leonardo Bonucci e Massimiliano Allegri. Un rapporto che si è raffreddato nel 2017, quando la punizione del tecnico fu memorabile. Il difensore, in occasione di un ottavo di finale di Champions contro il Porto assiste alla sfida dallo… sgabello. Un vero e proprio castigo pubblico. I due si separeranno: Bonucci andrà al Milan e poi tornerà alla Juventus ma niente sarà più come prima.

Non solo Gasperini: Arrigo Sacchi contro Baggio e Van Basten

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Arrigo Sacchi: uno dei tecnici più divisivi della storia del calcio recente. Prendere o lasciare. Schemi o talento. Il suo Milan è indimenticabile e rivoluziona il calcio italiano e internazionale eppure il tecnico di Fusignano ha problemi nella gestione di Marco Van Basten, arrivando all’aut – aut chiedendo la cessione del Cigno di Utrecht. Il Milan sceglie di trattenere l’olandese. Sacchi va in nazionale dove concede il bis. Per informazione, chiedere a Roberto Baggio, sostituito durante Italia – Norvegia con gli azzurri in 10 dopo l’espulsione di Pagliuca. È l’inizio della fine del rapporto: Baggio, davanti a miliardi di telespettatori si lascia sfuggire un “è impazzito”. Per la cronaca, la sfida sarà decisa da un altro Baggio: Dino. Il proseguo del mondiale si lega però alle prodezze del Divin Codino che porterà quella nazionale quasi di peso in finale, sino all’amarissimo epilogo dal dischetto in finale contro il Brasile. Baggio tornerà in nazionale ma con Cesare Maldini.

I Ronaldo

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Anche i Ronaldo, sia il Fenomeno che CR7, hanno avuto i loro bravi problemi con gli allenatori in Italia. Il brasiliano, idolo incontrastato della tifoseria nerazzurra e coccolatissimo da Gigi Simoni, non apprezza, al suo ritorno alla piena attività agonistica dopo il terribile infortunio al ginocchio, i metodi dell’hombre vertical, Hector Cuper. Allenamenti troppo duri per il Fenomeno che preferisce giocare a pallone piuttosto che correre. Dopo il 5 maggio e lo scudetto perso all’ultima giornata, Ronaldo è in lacrime e pensa di lasciare l’Inter in caso di conferma di Cuper. Moratti dà fiducia al suo allenatore, R9 vince il Mondiale in Giappone con il Brasile e se ne va al Real. Nel 2018 è la volta di Cristiano Ronaldo che entra in rotta di collisione con un altro tecnico assai dogmatico e poco incline al compromesso come Maurizio Sarri. Sostituito un paio di volte, non la prende benissimo (eufemismo). A fine anno, il portoghese resta a Torino, mentre il toscano lascia.

Luciano Spalletti e la Lesa maestà

Altro caso spinoso: Luciano Spalletti contro Francesco Totti. Ex amici. Tecnico della Roma alla sua prima esperienza nella Capitale dal 2005 al 2009, Spalletti ha costruito le fortune del capitano giallorosso schierandolo in attacco, esaltandone le doti di stoccatore e nascondendone i limiti di corridore. Il fuoriclasse ripaga la scelta vincendo la Scarpa d’Oro. Quando Spalletti ritorna, nel 2015, Totti è ampiamente sul viale del tramonto. Il capitano è centellinato, ma si sente ai margini e chiede maggiore spazio. Spalletti non glielo concede e inizia una guerra che logora anche l’ambiente. Roma si spacca ma la Roma fa il record di punti, anche se, di fatto, senza Totti. Si arriva allo strappo. Spalletti lascia Roma, Totti il calcio: perdono tutti. Negli anni successivi, l’ex capitano si allontana dalla Roma e poi dal calcio, Spalletti invece conquista scudetto e poi la Nazionale.

Luigi Pasquale Pellicone

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