La Fiorentina ha vissuto una serata da dimenticare a Cipro, dove ha subito una sconfitta per 2-1 contro l’Apoel Nicosia, nella terza giornata della Conference League. Già dal primo tempo, la squadra viola ha mostrato un atteggiamento poco convincente, ben lontano da quello che aveva caratterizzato le sue performance nelle settimane precedenti. La formazione di Raffaele Palladino, dopo una serie di sette vittorie consecutive tra campionato e competizioni europee, ha visto interrompersi bruscamente la sua striscia positiva, lasciando i tifosi delusi e preoccupati per il futuro.
Il match si apre con la Fiorentina che cerca di impostare il gioco, ma sin dai primi minuti è evidente che qualcosa non funziona. Palladino opta per un ampio turnover rispetto all’undici titolare che aveva trionfato a Torino, schierando dal primo minuto giocatori come Terracciano, Biraghi, Parisi, Mandragora, Kouame e Ikoné. Tuttavia, le aspettative di vedere una squadra fresca e motivata vengono subito disattese. Il primo tempo si rivela un vero e proprio incubo per i viola, che faticano a trovare ritmo e incisività.
Kouame, che sembra essere il più attivo, ha ben tre occasioni nei primi dodici minuti, ma non riesce a concretizzare. Queste mancate opportunità si rivelano cruciali, poiché l’Apoel, con il passare del tempo, inizia a prendere fiducia e a controllare il gioco. Al 37′, la squadra di casa riesce a sbloccare il punteggio: El Arabi, giocando bene spalle alla porta, serve Donis, che sorprende la difesa viola e batte Terracciano con un tocco delicato. Questo gol, che arriva in un momento in cui la Fiorentina sembrava avere il controllo della partita, segna una svolta nel match.
La reazione degli ospiti è immediata, con alcune conclusioni pericolose di Richardson e Mandragora, ma la fortuna non è dalla loro parte. E mentre tutti si aspettano il fischio finale del primo tempo, l’Apoel trova il raddoppio in un’azione confusa. La difesa fiorentina appare molle e disattenta: un rinvio di Kayode colpisce Biraghi e finisce tra i piedi di Abagna, che non si fa pregare e batte Terracciano. La situazione si fa drammatica, e la Fiorentina va negli spogliatoi sotto di due gol, con un primo tempo da dimenticare.
Nella ripresa, Palladino decide di cambiare le carte in tavola, inserendo alcuni titolari come Beltran, Ranieri, Dodo, Bove e Gosens, nella speranza di ridare vivacità alla sua squadra. Questo cambio di approccio porta a una Fiorentina più pericolosa. Al 74′, finalmente, il gol che riapre il match: Ikoné, servito da Kouame, riesce a battere Belec con un diagonale preciso. Questo gol sembra ridare speranza ai viola, che iniziano a esercitare un maggiore dominio territoriale.
Tuttavia, nonostante il momentaneo slancio, la Fiorentina non riesce a concretizzare le occasioni create e si ritrova a dover fare i conti con un’Apoel ben organizzata in difesa. Gli attacchi fiorentini si susseguono, ma la mancanza di lucidità e incisività sotto porta continua a pesare. I minuti scorrono e, nonostante sette minuti di recupero, la squadra di Palladino non riesce a trovare il gol del pareggio. La partita si chiude con la sconfitta dei viola, che lasciano Cipro con una prestazione che solleva interrogativi sul futuro della squadra in questa competizione.
Questa sconfitta evidenzia non solo la fragilità della Fiorentina quando viene a mancare il suo miglior undici, ma anche la necessità di lavorare su carattere e coesione di squadra. Palladino avrà molto su cui riflettere nei prossimi giorni, mentre i tifosi sperano che questa sia solo una battuta d’arresto temporanea e non l’inizio di un periodo difficile. Ora, con la Conference League che si fa sempre più complessa, la Fiorentina deve ritrovare la sua identità e il suo gioco per poter competere ai massimi livelli.
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