Ferrara: Motta emula Lippi con la sua Juve del 1996

Ciro Ferrara, una delle figure più emblematiche della Juventus degli anni ’90, continua a essere una voce autorevole nel mondo del calcio, grazie al suo ruolo di commentatore per Dazn. Con una carriera costellata di successi, tra cui la vittoria della Champions League nel 1996, Ferrara ha recentemente tracciato un interessante parallelo tra l’attuale allenatore del Bologna, Thiago Motta, e il leggendario Marcello Lippi. Questo confronto non è solo un omaggio allo stile e alla filosofia di gioco di Motta, ma anche un’opportunità per riflettere su quelle caratteristiche che hanno reso la Juventus del 1996 una squadra quasi imbattibile.

Empatia e leadership: il legame tra Motta e Lippi

Secondo Ferrara, una delle similitudini più evidenti tra Motta e Lippi risiede nella loro capacità di creare un legame empatico e forte con i giocatori. Lippi era noto per la sua calma apparente in pubblico, ma nel privato dello spogliatoio non esitava a far sentire la sua voce, a volte in maniera decisamente accesa. Ferrara ricorda vividamente un episodio in cui Lippi, dopo una sconfitta umiliante contro il Foggia nel 1994, espresse la sua frustrazione con parole che cambiarono il corso della stagione: da quel momento, la Juventus adottò un pressing alto che si rivelò determinante per i successi futuri.

Il nuovo ciclo del Bologna e il test della stagione

Thiago Motta, con il suo approccio simile, sembra capace di trasmettere la stessa intensità e determinazione ai suoi giocatori. Nonostante il Bologna sia ancora agli inizi di un nuovo ciclo, il paragone con la Juventus del 1996 è inevitabile, soprattutto dopo le vittorie contro squadre di calibro come PSV e Lipsia in Champions League. Tuttavia, Ferrara sottolinea che il vero test per Motta sarà il risultato finale della stagione: solo allora si potrà davvero tracciare un paragone con quella leggendaria squadra bianconera.

La compattezza della Juventus del 1996

La forza della Juventus del 1996 risiedeva nella sua straordinaria compattezza: ogni giocatore, dagli attaccanti Ravanelli, Vialli e Del Piero, fino ai difensori, lavorava incessantemente per il successo del gruppo. Questo spirito di squadra è qualcosa che Ferrara intravede anche nei ragazzi di Motta, sebbene ammetta che ci sia ancora molto lavoro da fare, soprattutto a centrocampo, dove manca una struttura definita.

Difesa solida e formazione tipo

Un altro elemento che Ferrara evidenzia è la capacità della Juventus di Motta di subire pochi gol, un segno positivo che indica una forte partecipazione di tutta la squadra nella fase difensiva. Tuttavia, per competere ai massimi livelli, è fondamentale anche avere delle certezze e una formazione tipo, qualcosa che Motta dovrà definire nel corso della stagione.

La svolta contro la Lazio e le sfide future

Il recente successo del Bologna contro la Lazio, arrivato dopo una partita sofferta, potrebbe rappresentare una svolta, un’iniezione di fiducia fondamentale per le prossime sfide. Ferrara, però, invita alla cautela: sebbene queste vittorie siano importanti per lo spirito del gruppo, il cammino verso il successo è lungo e irto di ostacoli.

Riflessioni sui giocatori e il calcio moderno

Infine, parlando dei giocatori attuali della Juventus, Ferrara non trova qualcuno che potrebbe trovare spazio nella squadra del 1996, a testimonianza di quanto quella formazione fosse considerata perfetta. Tuttavia, se dovesse indicare un giocatore del passato che sarebbe utile alla Juventus di oggi, non ha dubbi: Gianluca Vialli, il capitano e trascinatore, il cui spirito combattivo sarebbe un’aggiunta inestimabile.

Ferrara conclude con una nota scherzosa, commentando l’elogio ricevuto dal tecnico dello Stoccarda, Hoeness, che lo ha citato insieme a leggende come Zidane e Del Piero. Con un sorriso, Ferrara attribuisce il riferimento a un errore o, forse, al ricordo di un gol segnato contro lo Stoccarda quando giocava nel Napoli.

In questo contesto, il parallelo tra Motta e Lippi non è solo un riconoscimento delle qualità dell’attuale allenatore del Bologna, ma anche un’occasione per riflettere su come il calcio moderno possa ancora trarre ispirazione dalle lezioni del passato. Thiago Motta ha davanti a sé una sfida affascinante, e se riuscirà a replicare anche solo una parte del successo della Juventus del 1996, potrebbe lasciare un segno indelebile nella storia del calcio italiano.

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