Costa tutto di più, anche le attività sportive. I prezzi per fare sport sono aumentati nel 2023 e mettono in discussione quello che, per molti e giustamente, è ritenuto un diritto.
Settembre è tempo di ripartenze. Si torna dalle vacanze e ci si prepara a tornare alle solite abitudini. Riparte la scuola, ricomincia il lavoro a tempo pieno e, tra le altre cose, riprende anche l’attività sportiva, messa per qualche settimana in soffitta per godersi un po’ di riposo. Attività sportiva che è un costo da sostenere a livello personale, ma anche per i propri figli. Attività sportiva che, ormai ci siamo abituati, deve anch’essa fare i conti con l’inflazione. Aumentano i prezzi al supermercato, aumentano i prezzi nei bar e nei ristoranti, aumenta il trasporto pubblico e, dulcis in fundo, aumentano anche le rette per lo sport.
A calcolare gli aumenti l’Onf – Osservatorio nazionale Federconsumatori, rilevando un aumento medio per i corsi e l’attrezzatura sportiva del 15,9% rispetto al 2022. Tra gli sport più costosi (prendendo in esame il costo del corso e dell’attrezzatura) il nuoto con un esborso da 1.054 euro l’anno, il tennis con 962 euro e il calcio con 910,80 euro l’anno. Più economica la pallavolo, il cui costo ammonta a 648,50 euro l’anno. “A tali importi vanno inoltre aggiunte le spese di iscrizione che, a seconda del centro sportivo scelto, possono variare mediamente dai 35 ai 150 euro“, ha sottolineato Alessandro Petruzzi, presidente della Federconsumatori dell’Umbria, in un’intervista a La Nazione.
L’aumento dei prezzi non riguarda, dicevamo, solamente il costo dei corsi o della retta annuale. Un peso importante lo hanno anche i prezzi delle attrezzature. Per il tennis, ad esempio, le attrezzature indispensabili alla disciplina (racchetta, completino e tuta) sono arrivate a costare 298 euro, contro i 211 euro dello scorso anno. Il corredo per praticare danza classica è invece schizzato da 138 a 157 euro. E ancora, le divise di basket e i kimono che si utilizzano nelle arti marziali hanno registrato rincari superiori al 50% in un solo anno (+58% e +55% rispettivamente). Le cose non vanno molto meglio per i costi delle attrezzature di nuoto, con costumi, cuffie, occhialini, ciabatte e accappatoio che hanno fatto registrare un notevole +43%.
“Non bastava la stangata autunnale (+2.924,70 euro a famiglia) tra bollette, materiale scolastico, libri e riscaldamento; non bastava la continua corsa al rialzo dei prezzi dei carburanti e degli alimentari (+2.180,20 euro). Adesso a gravare sulle tasche delle famiglie ci saranno anche i costi delle attività sportive per i ragazzi”, ha aggiunto Petruzzi.
Ad innalzare i toni del dibattito è l’importanza dell’argomento trattato.”Studi medici e ricerche confermano che, per promuovere un corretto stile di vita, è indispensabile svolgere abitualmente attività sportiva. Ma anche lo sport di questo passo diventa davvero un lusso. E molte famiglie non se lo possono permettere“, ha aggiunto Petruzzi.
Lo sport rappresenta un tassello importante per qualsiasi cittadini e ancor di più per i più giovani, per il quale è, da un lato, un’attività sana per il corpo, dall’altro un momento di crescita personale e sociale. E qui si apre il dibattito: lo sport è o non è un diritto? Praticare sport dovrebbe, senza margini di discussioni, esserlo. Questo significa, nel concreto, garantire l’accesso allo sport a qualsiasi persona. Cosa che, è bene dirlo, molte società già fanno, garantendo prezzi popolari oppure chiudendo un occhio di fronte a situazioni complesse. Allo stesso modo, già molti Comuni si muovono in questa direzione. Ritenendo lo sport uno strumento di promozione sociale e della salute, garantiscono l’utilizzo delle strutture pubbliche a prezzi calmierati e, ogni anno, mettono a bilancio fondi per favorire la pratica sportiva. Non si tratta, però, di una regola, ma di alcune scelte che potremmo definire virtuose.
In qualsiasi caso, esiste comunque un sostegno anche a livello statale. È, infatti, possibile alleggerire in parte i costi sostenuti dalle famiglie. Come? Inserendo nella dichiarazione dei redditi le spese sostenute per la pratica sportiva svolta dai ragazzi di età compresa tra i 5 e i 18 anni. L’importo massimo detraibile è pari al 19% e non può essere superiore ai 210 euro per ciascun ragazzo, da ripartire tra i genitori. Tale detrazione spetta per intero ai titolari di reddito complessivo fino a 120.000 euro, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un reddito complessivo pari a 240.000 euro.
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