Cesc Fabregas, allenatore del Como, ha espresso la sua frustrazione dopo la sconfitta contro la Juventus, un risultato che ha lasciato un segno profondo nella sua squadra e nei suoi tifosi. Intervenendo ai microfoni di Sky Sport, Fabregas ha evidenziato un episodio controverso che ha caratterizzato il match: un tocco di mano da parte del difensore bianconero, Federico Gatti. Nonostante l’evidenza della situazione, né l’arbitro né il VAR hanno ritenuto necessario intervenire, lasciando il Como a mani vuote e con il morale a terra.
la prestazione del como
“Sono soddisfatto della prestazione, non abbiamo meritato di perdere,” ha esordito Fabregas. “Tuttavia, ci sono cose contro cui non puoi combattere, e questo rende tutto più difficile.” Le parole del tecnico mettono in luce una sensazione di impotenza di fronte a decisioni che possono influenzare pesantemente il corso di una partita. La prestazione della sua squadra, sebbene positiva, non è stata sufficiente per portare a casa punti preziosi. Fabregas ha sottolineato come episodi come questo possano minare la fiducia e la motivazione del gruppo.
la questione del rigore
L’allenatore ha continuato a ribadire l’evidenza del fallo di mano, affermando: “Non c’è interpretazione, è un rigore chiarissimo.” Ha descritto come il suo attaccante Douivkas fosse in procinto di controllare il pallone con il petto e che, se il difensore non avesse toccato il pallone con la mano, avrebbe avuto un’occasione incredibile davanti al portiere. Questo tipo di episodi non solo influenzano l’andamento della partita, ma possono anche avere un impatto significativo sulla stagione della squadra.
il ruolo del var e le decisioni arbitrali
Fabregas ha messo in evidenza una questione più ampia, parlando di una serie di decisioni arbitrali che hanno penalizzato il Como nelle ultime settimane. “Questo non è un caso isolato,” ha affermato, citando partite contro squadre di alto livello come Lazio, Milan, Udinese e Atalanta, in cui episodi simili sono stati trascurati. “Sono tante partite in cui è successo, e io devo difendere il Como.” La sua determinazione a far sentire la voce della sua squadra è chiara, e la frustrazione si fa sentire in ogni parola.
Un aspetto cruciale della situazione è il ruolo del VAR, che dovrebbe garantire giustizia e correttezza nel gioco, ma in questo caso ha deluso. Fabregas ha dichiarato: “Non dò colpe all’arbitro, perché può non vederlo, ma quando le immagini vanno al VAR e nessuno interviene, mi fanno venire dubbi.” Questi dubbi non riguardano solo il singolo episodio, ma sollevano interrogativi sulla gestione complessiva delle partite e sulla funzione del VAR nel calcio moderno. La trasparenza e l’affidabilità del sistema VAR sono essenziali per mantenere la fiducia di giocatori, allenatori e tifosi.
Fabregas ha chiesto “un po’ di giustizia”, un appello che risuona non solo tra le fila del Como, ma in tutto il panorama calcistico italiano, dove i tifosi e gli addetti ai lavori si interrogano spesso sull’equità delle decisioni arbitrali. Situazioni simili possono creare un clima di sfiducia e insoddisfazione, non solo per i risultati, ma anche per la bellezza del gioco stesso.
Il Como, attualmente in una posizione delicata in classifica, ha bisogno di punti per risalire la china e garantire la propria permanenza in Serie A. Ogni partita diventa cruciale, e ogni episodio controverso può avere ripercussioni enormi. La frustrazione di Fabregas è condivisa da molti nel club, dai giocatori ai dirigenti, che vedono nel lavoro svolto e negli sforzi profusi in campo una base solida su cui costruire risultati migliori.
La sconfitta contro la Juventus, una delle squadre più forti e storicamente vincenti del calcio italiano, non deve offuscare il valore e il potenziale del Como. Fabregas ha dimostrato di avere la stoffa per guidare la squadra e costruire un progetto ambizioso, ma la strada è irta di ostacoli. La speranza è che il suo appello venga ascoltato e che si possa trovare un modo per garantire maggiore giustizia e correttezza nel gioco, affinché episodi come quello di domenica non si ripetano più, permettendo a squadre come il Como di competere ad armi pari.