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Fabregas esplode: A Como c’era un rigore chiarissimo!

Il tecnico del Como, Cesc Fabregas, ha espresso il suo disappunto dopo la sconfitta subita contro la Juventus, un match che ha sollevato molte polemiche. In particolare, Fabregas ha messo in evidenza un episodio controverso: un tocco di mano del difensore juventino Gatti in area, che né l’arbitro né il VAR hanno sanzionato. Le sue dichiarazioni, rilasciate ai microfoni di Sky Sport, riflettono la frustrazione di un allenatore che, oltre a costruire una squadra competitiva, deve affrontare decisioni arbitrali discutibili.

Il rammarico di Fabregas

Fabregas ha commentato con passione: “Sono soddisfatto della prestazione, non abbiamo meritato di perdere. Però poi ci sono cose contro cui non puoi lottare e così è più difficile”. Questo commento evidenzia non solo il suo disappunto per il risultato, ma anche la sua preoccupazione per la gestione degli episodi chiave che possono influenzare il corso di una partita. La sua frustrazione aumenta quando si sofferma sull’episodio in questione: “Non c’è interpretazione, è un rigore chiarissimo”.

L’importanza delle decisioni arbitrali

Il tecnico ha spiegato nel dettaglio cosa è accaduto durante l’azione contestata: “Douivkas prende palla col petto, se il difensore non prende la palla con la mano lui controlla la palla davanti al portiere e ha un’occasione incredibile”. Queste parole sottolineano come una decisione errata possa cambiare l’andamento di un incontro. La mancanza di un intervento da parte del VAR alimenta ulteriormente il suo malcontento: “Ora vai a casa con zero punti, però oggi non sto zitto perché è successo tante volte a gennaio, contro Lazio, Milan, Udinese e Atalanta”.

Le ingiustizie arbitrali nel calcio moderno

Fabregas ha messo in evidenza come le ingiustizie arbitrali siano diventate una costante nelle ultime partite del Como. Queste situazioni creano frustrazione per l’allenatore e la squadra, ma anche un senso di impotenza nei confronti di un sistema che sembra non garantire equità. “Sono tante partite che è successo, io devo difendere il Como”, ha sottolineato, richiamando l’attenzione sulla necessità di una maggiore giustizia nel calcio.

Nonostante la sua rabbia, Fabregas ha cercato di mantenere un tono equilibrato: “Non dò colpe all’arbitro, perché può non vederlo”. Questa dichiarazione dimostra il suo rispetto per il lavoro degli ufficiali di gara, ma al contempo evidenzia la sua delusione per l’assenza di intervento da parte del VAR. “Ma quando le immagini vanno al VAR e nessuno interviene mi fanno venire dubbi. Dubbi su come gestiscono la partita da una parte e dall’altra”, ha aggiunto, esprimendo una richiesta di maggiore trasparenza e coerenza nelle decisioni arbitrali.

La figura di Fabregas come leader

La partita contro la Juventus non è stata solo un confronto sul campo, ma anche un’occasione per porre l’accento su problematiche più ampie che affliggono il calcio moderno. La figura di Fabregas emerge non solo come allenatore, ma come un leader che cerca di unire il suo gruppo di giocatori di fronte a sfide esterne. La sua esperienza internazionale e il suo status di ex campione del mondo possono rappresentare un’arma in più per il Como, che necessita di una spinta morale per affrontare il resto della stagione.

In questo contesto, la speranza è che le parole di Fabregas possano contribuire a un cambiamento, affinché episodi simili non si ripetano in futuro e la giustizia sportiva possa prevalere, garantendo a tutte le squadre un trattamento equo.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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