La storia del mondo della Formula 1 è costellata di squalifiche clamorose. Ma vediamo quali sono state quelle che più hanno lasciato un segno
L’esclusione di Hamilton e Leclerc dall’ordine d’arrivo del GP degli Stati Uniti rappresenta solo l’ultimo capitolo di una serie di episodi illustri. Da Senna a Schumacher, riviviamo i momenti più eclatanti di squalifiche nella ricca storia della Formula 1.
Le squalifiche che sono rimaste impresse nella storia della Formula 1
Il Gran Premio degli Stati Uniti di Formula 1 ha tenuto viva la sua carica di sorprese anche oltre la bandiera a scacchi. Le squalifiche di Lewis Hamilton e Charles Leclerc, rispettivamente al secondo e al sesto posto al traguardo, hanno ribaltato l’ordine d’arrivo. Se per il pilota monegasco della Ferrari è la prima volta che si trova coinvolto in una simile decisione, per il britannico della Mercedes è la seconda penalità più severa della sua carriera, la prima risalente al GP d’Australia del 2009. Sebbene meno comuni negli ultimi tempi, le squalifiche sono parte integrante della storia della F1, coinvolgendo figure di spicco come Ayrton Senna e Michael Schumacher. Ecco alcuni dei casi più celebri.
Senna, 1989. Ayrton Senna ha ricevuto tre squalifiche durante la sua illustre carriera in Formula 1, ma quella più celebre e discussa è l’ultima, avvenuta nel Gran Premio del Giappone del 1989. In una gara cruciale per le sue aspirazioni al titolo contro il compagno di squadra Alain Prost, Senna era determinato a vincere. Tuttavia, a sei giri dal termine, nella chicane finale, si verifica un colpo di scena: Senna esegue una staccata decisa, ma Prost, leader della corsa dall’inizio, chiude la traiettoria. Il contatto sembra portare al ritiro di entrambe le McLaren, consegnando così il titolo a Prost. Tuttavia, la vettura di Senna riparte, e il brasiliano conquista la vittoria con una rimonta impressionante ma alla fine inutile. La sua squalifica arriva perché la ripartenza dopo l’incidente avviene con l’aiuto vietato dei commissari e senza seguire la procedura di sicurezza. Questa decisione consegna il titolo a Prost con una gara d’anticipo, ma scatena accese polemiche, alimentate anche dalla condotta del pilota francese, accusato da Senna di aver provocato l’incidente.
Mansell, 1989. Nel Gran Premio del Portogallo del 1989, Nigel Mansell incappa in un grave errore. Il pilota britannico, alla guida della Ferrari, si trova in testa alla gara sul circuito di Estoril, ma, durante il rientro ai box, si ferma oltre la sua piazzola di cambio gomme. Invece di tornare in pista e attraversare la corsia dei box al giro successivo, Mansell decide di retrocedere, una manovra pericolosa che gli costa la squalifica. Aggravando la situazione, il pilota ignora sia la bandiera nera che le comunicazioni via radio del team. Successivamente, Mansell afferma di non averle sentite a causa del rumoroso motore V12. Il disastroso Gran Premio di Nigel si conclude al quarantottesimo giro con un tamponamento contro Ayrton Senna. Questo incidente comporta l’esclusione del pilota britannico anche dalla successiva tappa.
Schumacher, 1994. Il panorama del Campionato Mondiale di Formula 1 del 1994 subisce una brusca trasformazione a Silverstone, precisamente durante il giro di ricognizione del Gran Premio di Gran Bretagna. Michael Schumacher, incontestato leader del campionato e secondo in griglia, sorpassa il poleman Damon Hill: una mossa proibita dal regolamento, poiché non sono ammessi scambi di posizioni durante la tornata di allineamento. Questo comporta uno stop&go di 5 secondi per il pilota tedesco della Benetton, una penalità che non viene però eseguita. Schumacher viene squalificato, ma decide di ignorare anche la bandiera nera, terminando la gara al secondo posto. La reazione severa dei giudici non tarda ad arrivare: Michael sarà escluso dai due successivi Gran Premi. Questo riapre la competizione nel Mondiale a favore di Hill, il vincitore a Silverstone.
Schumacher, 1994. No, non abbiamo commesso nessun errore. Le sfortune di Michael Schumacher nel Campionato Mondiale del 1994, infatti, non si limitano ai problemi a Silverstone. In Belgio, il pilota tedesco della Benetton vince senza intoppi, ma al termine della gara si presenta una sorpresa sgradevole. La sua vettura mostra un fondo usurato oltre i limiti consentiti dal regolamento. Il team di Schumacher presenta un ricorso, affermando che un testacoda con la relativa auto danneggiata è la causa dell’irregolarità riscontrata rispetto ai parametri standard. Tuttavia, ciò non è sufficiente a convincere la Federazione. La vittoria viene così assegnata al principale rivale di Schumacher, Damon Hill.
Villeneuve, 1997. Dal punto decisivo del campionato alla sospensione: accade a Jacques Villeneuve nel Gran Premio del Giappone del 1997. Il pilota canadese della Williams non riduce la velocità durante le fasi finali delle prove libere, nonostante le bandiere gialle. Con la terza violazione, viene decretata la squalifica. Tuttavia, i giudici si riservano l’analisi dell’incidente e permettono al pilota sotto giudizio di continuare a gareggiare. Villeneuve conquista la pole position, ma in gara non si distingue e chiude in quinta posizione. La settimana successiva arriva la conferma della penalità: squalifica dalla tappa di Suzuka e la leadership viene ceduta a Michael Schumacher per un solo punto.
Schumacher, 1997. Il finale del Campionato Mondiale di Formula 1 del 1997 è davvero sorprendente: Michael Schumacher e Jacques Villeneuve si trovano separati da soli un punto prima dell’ultima gara a Jerez, 78 a 77. La corsa sembra una formalità per il pilota tedesco della Ferrari, inizialmente in testa, ma un improvviso calo consente al suo rivale della Williams di avvicinarsi in modo minaccioso. Al 47° giro, il canadese attacca: Schumacher cerca il contatto deliberatamente, ma la mossa si rivela fallimentare, lasciando Villeneuve indenne mentre Schumacher deve ritirarsi. Oltre alla delusione di aver ceduto il titolo a Jacques, arriva la beffa per Michael: la Federazione decide di non contare il suo risultato nel campionato, infliggendogli una sorta di maxi squalifica.
Ricciardo, 2014. L’ultima volta che una squalifica ha privato un pilota del podio in Formula 1 è avvenuta nel Gran Premio d’Australia del 2014. Daniel Ricciardo, eroe locale, chiude al secondo posto nella prima gara dell’era dei motori turbo. Tuttavia, la sua Red Bull risulta non conforme nei controlli post-gara a causa di un consumo irregolare di carburante, superando il limite di 100 kg/h. Nonostante il ricorso della scuderia, che attribuiva l’anomalia a un problema tecnico, questo viene respinto.