Marina Bay pronta ad abbracciare la F1. Red Bull per il Gp di Singapore che punta, in queste tappe asiatiche, ad assicurarsi il titolo mondiale costruttori e piloti. Difficile, ma non impossibile su un circuito che, al netto della carta d’identità (14esima edizione), ha diverse storie da raccontare.
Il circuito di Marina Bay si presenta rinnovato rispetto allo scorso anno. Non è una novità. Sono ben sei i cambiamenti in 14 edizioni. La prima si corse nel 2008 su un circuito di 5067 metri, allungati di altri cinque l’anno successivo. Nel 2013 è stata tagliata la chicane Sling riducendo il tracciato a 5065. Misura che rimase invariata al netto del nuovo “lifting” nelle curve 11 e 13 del 2015. Il circuito misurava 5063 dopo il 2018, quando sono state apportare modifiche alla 16 e alla 17. Pochi mesi fa, l’ultimo ritocco, abbastanza consistente e un taglio netto: via le curve dalla 16 alla 19. Il settore è diventato un rettilineo, che lascia in eredità un layout inferiore ai cinque chilometri. Il circuito di Marina Bay (chi sa per quanto, legittimo chiederselo) è di 4940 metri. La corsa sarà anche orfana del suo plurivincitore, Sebastian Vettel, che ha tagliato per primo il traguardo in cinque occasioni (di cui tre di fila) e che è stato presente sin dalla prima edizione di questo GP ma che non sarà sulla griglia di partenza. Fra l’altro, la sua ultima vittoria in F1 è arrivata proprio a Singapore.
Al netto delle trasformazioni, Marina Bay è e resta un tipico tracciato cittadino, molto tortuoso, con curve a 90 gradi e in generale pochissimo spazio. Ogni errore, dunque, può essere pagato a carissimo prezzo. Non a caso non esiste un GP di Singapore senza safety car. La pista richiede un elevatissimo carico aerodinamico e una grande affidabilità, considerando che sino allo scorso anno un giro richiedeva qualcosa come 91 cambi di marcia. Anche il fondo è particolarmente severo: il grip cresce in maniera esponenziale, in modo direttamente proporzionale all’usura delle gomme e al consumo di carburante. Particolarmente complicato anche gestire il caldo e il calore generato sia dalle condizioni climatiche che da un tracciato che porta le monoposto a surriscaldare motore e freni. Il pronostico è chiuso: Max Verstappen e Red Bull stanno disputando un campionato a parte. Quanto alla Ferrari, è chiamata a dimostrare che i progressi visti a Monza possono permettere alla scuderia di Maranello di puntare al ruolo di seconda forza del mondiale in quel che sembra l’ultimo circuito che si possa sposare con pregi e difetti della SF-23.
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