Malattie tipiche della stagione invernale o ancora Covid? Ne è appena stata identificata una nuova variante: come riconoscere i sintomi
‘Scusa non posso venire sto male’ oppure ‘Non posso esserci ho la febbre’. Quante volte in questo periodo avete sentito dire da amici o colleghi queste frasi? D’altronde siamo in inverno, nel periodo di massima circolazione dei virus influenzali. Si sta tutti al chiuso, con le difese immunitarie abbassate, basta uno starnuto per contagiare tutti. Ma contagiare con cosa? Già perché fra influenza, covid e raffreddore raccapezzarsi non è facile.
I sintomi infatti sono più o meno quelli: tosse, mal di gola, raffreddore, magari anche febbre o mal di ossa. Ci si mette al letto, si prende un antinfiammatorio e nel caso anche un antipiretico. Ma il dubbio viene: che cosa ho? E’ opportuno sempre avvertire il proprio medico di base, specie se si hanno malattie croniche o si è anziani, è prendere le opportune precazioni per non contagiare gli altri familiari.
Tutte queste infezioni possono manifestarsi con febbre, tosse, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza e altri sintomi comuni. Questa sovrapposizione rende complicato basarsi solo sui sintomi per differenziare le due condizioni. Sebbene alcune differenze possano emergere, ad esempio, la perdita di gusto e olfatto che è più comune nella COVID-19, e il mal di testa che può essere più prevalente nell’influenza, tali distinzioni non sono sempre nette e decisive per una diagnosi accurata.
L’utilizzo di test specifici, come i tamponi, rimane l’approccio più sicuro per distinguere tra influenza e COVID-19. Tuttavia, con l’emergere di nuove varianti, la sensibilità dei test potrebbe variare, e un risultato negativo iniziale potrebbe richiedere una successiva verifica.
Per coloro che sono generalmente in buona salute, la distinzione tra influenza e COVID-19 potrebbe non essere critica dal punto di vista clinico. Le raccomandazioni standard di isolamento volontario, riposo e farmaci sintomatici possono applicarsi infatti in entrambi i casi.
Tuttavia, per i gruppi a rischio, come anziani e individui con condizioni mediche preesistenti, consultare un medico è essenziale. La conoscenza della propria condizione può influenzare i comportamenti personali, in particolare per ridurre il rischio di trasmissione. Questo è particolarmente rilevante quando si interagisce con individui vulnerabili, anche se i sintomi sono lievi.
In caso di sintomi gravi, come difficoltà respiratorie, dolore toracico o confusione, è imperativo cercare assistenza medica immediata. La disidratazione nei neonati è un segnale di preoccupazione e richiede attenzione immediata.
Come abbiamo detto basarsi solo sui sintomi per differenziare le due malattie in maniera univoca è impossibile. Possiamo azzardare qualche sintomo più tipico dell’uno o dell’altro, ma ricordiamo che solo un tampone antigenico potrà dare una risposta adeguata.
Il raffreddore con naso chiuso è tipico dei rinovirus quindi del raffreddori propriamente detti; il naso gocciolante è invece più tipico del Covid; il raffreddore con starnuti continui dell’influenza. Il mal d’ossa è più frequente fra gli ammalati di Covid che di influenza; il mal di testa è presente più fra chi ha l’influenza che fra chi ha il Covid.
In conclusione, la distinzione tra influenza e COVID-19 è un compito complesso. Mentre può essere di importanza critica per alcune categorie di persone, la prudenza, la responsabilità personale e l’adozione di comportamenti consapevoli continuano a essere fondamentali nella gestione di queste malattie contagiose.
A partire dalla fine di novembre, la variante Jn.1 di Covid-19 ha guadagnato rilevanza internazionale, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’ha inclusa nella lista delle Varianti di Interesse (VOI), comunemente note come Variants Of Interest.
Questa variante, identificata anche come Ba.2.86.1.1 ha fatto la sua prima comparsa in Lussemburgo e ha successivamente varcato l’Atlantico, raggiungendo gli Stati Uniti. Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), è stata individuata per la prima volta a settembre negli Stati Uniti, costituendo solo lo 0,1% dei sequenziamenti relativi ai casi di Covid-19 all’inizio di ottobre. Tuttavia, il suo impatto è cresciuto in modo esponenziale, rappresentando dal 15% al 29% del totale dei casi entro dicembre, indicando una diffusione rapida e preoccupante.
Nel Regno Unito, la Jn.1 ha attirato l’attenzione della Uk Health Security Agency, che ha segnalato un tasso di crescita settimanale dell’84,23%, posizionandola come una delle varianti in più rapida diffusione rispetto ad altre come Pirola e JD.1.1. Questo notevole aumento solleva domande sulle sue potenziali implicazioni per la salute pubblica.
Sebbene la comune sintomatologia di Covid-19 sia stata associata alla Jn.1, con febbre, mal di gola, tosse, mal di testa e affaticamento, rimane ancora da stabilire se questa variante possa presentare sintomi distintivi. Al momento, il CDC non ha evidenze che suggeriscano un rischio maggiore per la salute pubblica, ma il suo rapido propagarsi solleva la possibilità di una maggiore capacità di eludere le difese del sistema immunitario.
In ogni caso che sia Covid, influenza o raffreddore la consapevolezza della propria salute e delle dinamiche di trasmissione può contribuire a mitigare l’impatto su se stessi e sulla comunità circostante.
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