Il mondo del tennis resta senza fiato per l’ultimo annuncio drammatico: i tifosi sono in ansia per un percorso pieno di dolore
Siamo abituati a pensare al tennis come uno sport individuale ricco di emozioni, adrenalina e alla fine di trionfi, non senza sacrifici. Stavolta, però, la battaglia personale dell’atleta va oltre la concezione di vittoria e sconfitta, successo sportivo o debacle.
Stiamo parlando di una storia di coraggio e riscatto, di lotta per la vita, quella di Tathiana Garbin. L’allenatrice ed ex tennista ora ha 46 anni ed è la capitana della Nazionale italiana, anche in questo caso mostrando una leadership non indifferente e un talento naturale pazzesco. Ha dedicato un’intera esistenza allo sport e al tennis in tutte le sue forme, prima di iniziare un percorso molto più delicato e decisivo, quello contro lo pseudomixoma peritonei, un tumore molto raro che parte dall’appendice e ha un’incidenza molto bassa – colpisce una persona su un milione.
Ha già dovuto sottoporsi a due interventi chirurgici e, in particolare, all’asportazione del peritoneo con diverse complicanze che hanno richiesto il massimo dei suoi sforzi e della sua resilienza. Dopo l’ultimo ricovero, è stata dimessa prima di Natale e ora vuole ricominciare.
In un’intervista al ‘Corriere della Sera’, Garbin ha deciso di esporsi pubblicamente sulla sua lotta più grande:
“Ho perso 10 chili, tra dolori inenarrabili”, ha dichiarato mentre sottolineava che nel 2024 ha tutta l’intenzione di riprendersi la sua vita. “Alla fine riesco sempre a uscirne in piedi”, sì ma non vuol dire che sia facile, per nulla.
Il suo regalo più bello è stato poter trascorrere il Natale insieme ai suoi familiari e a sua moglie Ylenia: “È rimasta sempre con me anche nei momenti più difficili, quando la sofferenza ti toglie qualsiasi lucidità”. A prescindere dagli affetti personali e dal suo percorso professionale – che comunque ha sempre in testa – l’ex tennista ha sottolineato anche quanto sia importante rendere pubblica la malattia, parlarne e poi uscirne con un po’ di forza in più.
“È stata una medicina. Ho visto tanta sofferenza, persone che vivono il dolore con vergogna, altri che non ce l’hanno fatta”, ha detto. E le sue ragazze non l’hanno mai lasciata sola: “Siamo cresciute insieme, negli anni sono diventate le mie figlie“ e lei non ha mai perso la speranza, dando l’ennesima prova di forza e diventando un esempio di coraggio per tutto il movimento.
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