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Doping nel curling: Tas assolve la giocatrice per concentrazioni minime

Il mondo dello sport è spesso al centro di polemiche riguardanti il doping, un tema che continua a suscitare dibattito e opinioni contrastanti. Recentemente, il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna ha emesso una sentenza significativa riguardante la giocatrice canadese di curling Briane Harris, assolta dopo essere stata precedentemente squalificata per quattro anni a causa di una positività al Ligandrol, una sostanza anabolizzante vietata dalla WADA (World Anti-Doping Agency). Questa decisione ha attirato l’attenzione non solo per il caso di Harris, ma anche per le implicazioni potenziali su altri sportivi, incluso il giovane tennista italiano Jannik Sinner, attualmente coinvolto in una controversia simile.

Il caso di Briane Harris

Nel febbraio 2023, Harris è risultata positiva al Ligandrol, una sostanza nota per le sue proprietà di incremento della massa muscolare. Tuttavia, la concentrazione di tale sostanza nel suo campione era minima. La giocatrice ha sostenuto che la contaminazione potrebbe essere avvenuta durante rapporti intimi con il marito, che a sua volta aveva assunto il farmaco senza che lei ne fosse a conoscenza. Questa difesa ha trovato ascolto presso il TAS, che ha stabilito che Harris non fosse colpevole né negligente, cancellando così la sua squalifica.

Implicazioni per altri atleti

Il caso di Briane Harris si inserisce in un contesto più ampio, dove il doping è spesso associato a pratiche scorrette e ingiustizie nel mondo sportivo. La questione delle concentrazioni minime di sostanze proibite sta guadagnando terreno. Infatti, molti atleti presentano concentrazioni talmente basse di sostanze vietate che la loro colpevolezza è messa in discussione. Questo aspetto ha portato a un cambiamento nella percezione del doping e delle relative sanzioni.

La decisione del TAS di assolvere Harris potrebbe avere ripercussioni sul caso di Jannik Sinner, il giovane tennista italiano che ha recentemente fatto notizia per essere risultato positivo a Clostebol, un altro steroide anabolizzante, in due occasioni durante il torneo di Indian Wells nel marzo 2023. Anche nel suo caso, le concentrazioni trovate erano estremamente basse: 121 e 122 miliardesimi di grammo per millilitro. Si tratta di valori che, secondo gli esperti, potrebbero non essere sufficienti a dimostrare un uso intenzionale di sostanze dopanti.

La responsabilità degli atleti

Sinner è attualmente in attesa di un giudizio finale da parte del TAS, programmato per il 16 e 17 aprile 2024. La situazione è complicata dal fatto che la WADA ha presentato ricorso contro la decisione di primo grado che aveva già assolto il tennista. Questo scenario ha generato un clima di incertezza, non solo per Sinner, ma anche per i suoi tifosi e per la comunità sportiva in generale, che si chiede quale sarà il futuro di un atleta così promettente.

In un contesto dove le sostanze vietate possono entrare nel corpo di un atleta in modi inaspettati, si sta facendo strada un dibattito su una possibile revisione delle normative antidoping. La questione della responsabilità degli atleti e il confine tra uso terapeutico e doping rimangono argomenti di discussione accesa. Mentre alcuni sostengono che ogni atleta debba essere pienamente responsabile di ciò che introduce nel proprio corpo, altri avvertono che le normative attuali non sempre riflettono la realtà delle situazioni, come nel caso di contaminazioni accidentali.

Il caso di Briane Harris e la situazione di Jannik Sinner rappresentano due facce della stessa medaglia. Entrambi gli atleti si trovano a dover affrontare la dura realtà di un sistema che, sebbene progettato per preservare l’integrità dello sport, può talvolta apparire rigido e poco attento alle sfumature delle circostanze individuali.

L’assoluzione di Harris potrebbe rappresentare un precedente significativo, offrendo a Sinner e a molti altri atleti la speranza che le loro posizioni possano essere rivalutate e che la giustizia sportiva possa considerare le specificità di ognuno di loro. Con la crescente richiesta di maggiore trasparenza e giustizia nel mondo dello sport, sarà interessante osservare come si evolverà la situazione e quali misure saranno adottate per garantire che le normative antidoping siano giuste ed eque per tutti gli atleti.

Luisa Marcelli

Luisa è una redattrice sportiva appassionata di tutto ciò che produce un rombo di motore. Nel corso degli anni, Luisa ha maturato un'esperienza significativa lavorando per alcune delle testate più prestigiose nel campo dell'automobilismo e delle moto, coprendo eventi nazionali e internazionali che spaziano dalla Formula 1 al MotoGP, fino alle rally e alle competizioni di auto storiche. Grazie alla sua conoscenza approfondita della tecnica, della storia e delle innovazioni del mondo motoristico, è diventata un punto di riferimento per gli appassionati, sempre pronta a condividere insights unici e approfondimenti coinvolgenti. Oltre al suo lavoro di redazione, Luisa ama partecipare a incontri e conferenze del settore, dove apprezza discutere delle ultime tendenze e tecnologie con esperti e appassionati. Nel suo tempo libero, si dedica alla guida sportiva e alla scoperta di nuovi tracciati, perché per lei il motore non è solo lavoro ma una vera e propria vocazione. In Wigglesport, Luisa porta tutta la sua esperienza e passione, offrendo ai lettori articoli che combinano analisi tecnica e narrazione avvincente, il tutto condito dalla sua inesauribile energia e curiosità. Per chi condivide la sua passione o desidera avvicinarsi al fantastico mondo dei motori, Luisa Marcelli è la voce giusta da seguire.

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