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Djokovic rivela: Mio padre vuole che smetta di giocare

Novak Djokovic, uno dei tennisti più grandi di tutti i tempi, si trova attualmente a un bivio nella sua carriera. In una recente intervista al periodico GQ, il campione serbo ha rivelato che suo padre, Srdjan Djokovic, sta cercando di convincerlo a ritirarsi dal tennis professionistico. Queste dichiarazioni hanno suscitato un notevole interesse tra i fan e gli esperti del settore, soprattutto considerando la straordinaria carriera di Djokovic, che include numerosi record e trionfi.

La pressione della carriera

Djokovic ha affermato di avvertire come se la gente stesse già scrivendo il “necrologio” della sua carriera, una sensazione comprensibile vista la pressione psicologica e fisica a cui è sottoposto. “Il primo a iniziare a parlarne è stato mio padre, anche se non so fino a che punto lui sarà contento che io ne parli”, ha dichiarato il tennista. Le parole di Djokovic non solo evidenziano la sua consapevolezza del passare del tempo, ma anche la difficile relazione tra salute mentale e performance sportiva.

Il ruolo di Srdjan Djokovic

Srdjan Djokovic ha sempre avuto un ruolo significativo nella carriera del figlio, non solo come genitore, ma anche come figura di allenamento e supporto. Sin da quando Novak era un giovane talento in Serbia, Srdjan ha lavorato instancabilmente per aiutarlo a sviluppare le sue abilità tennistiche. Tuttavia, ora sembra che la sua preoccupazione principale sia il benessere del figlio, piuttosto che la sua carriera sportiva. “Già da un po’ di tempo cerca di convincermi a ritirarmi, ma non insiste. Capisce e rispetta la mia decisione”, ha aggiunto Djokovic.

Le sfide contemporanee del tennis

La pressione a cui è sottoposto un atleta di alto livello come Djokovic è immensa. Negli ultimi anni, il tennista ha affrontato sfide sia dentro che fuori dal campo. La pandemia di COVID-19 ha complicato ulteriormente il panorama tennistico globale, con tornei annullati e restrizioni che hanno influito sulla preparazione degli atleti. A questo si sono aggiunti problemi fisici e infortuni, che hanno portato a un calo delle prestazioni in alcune occasioni. La salute mentale è diventata un tema cruciale nel mondo dello sport, e Djokovic ha dimostrato di essere consapevole di questi aspetti.

Nell’intervista, Djokovic ha anche parlato di come il padre lo interroghi frequentemente su cosa desideri ancora conquistare nel tennis. “Spesso mi chiede che cos’altro voglio conquistare. È consapevole dello stress e della tensione che influiscono sulla mia mente e sul mio corpo”, ha spiegato. Questa domanda riflette una preoccupazione genuina da parte del padre, che desidera vedere suo figlio felice e realizzato. Tuttavia, per Djokovic, la competizione e la ricerca della grandezza sono ancora fortemente radicate nel suo essere.

Le ambizioni future di Djokovic

A 36 anni, Djokovic è ancora uno dei tennisti più temuti e rispettati sul circuito. Ha vinto 24 titoli del Grande Slam, un record che lo colloca al vertice della storia del tennis. Ma la domanda rimane: quali sono le sue ambizioni future? Djokovic ha parlato di come ogni titolo vinto abbia rappresentato una nuova sfida e un nuovo obiettivo, ma è chiaro che il peso della carriera inizia a farsi sentire.

La pressione di rimanere al top è intensa, e non solo per Djokovic. Molti atleti di alto livello affrontano momenti simili, in cui devono bilanciare le aspettative esterne con il loro benessere personale. Djokovic ha dimostrato di avere una mentalità forte, ma è anche umano e, come tale, può sentirsi sopraffatto dalla pressione e dallo stress. È fondamentale che gli sportivi come lui possano trovare un equilibrio tra la loro passione e la loro salute mentale.

In un contesto in cui il tennis è diventato sempre più competitivo, il futuro di Djokovic nello sport rimane incerto. Ci saranno sempre giovani talenti pronti a prendere il suo posto, ma la sua esperienza e la sua determinazione potrebbero ancora rivelarsi decisive. Resta da vedere se Djokovic seguirà il consiglio di suo padre e considererà seriamente il ritiro, oppure se continuerà a lottare per ulteriori successi sul campo. La sua carriera è stata un viaggio straordinario, e il mondo del tennis osserva attentamente le sue prossime mosse, consapevole che ogni decisione avrà un impatto significativo sia sul suo futuro che sulla storia dello sport.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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