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Djokovic rivela: Mio padre vuole che smetta di giocare a tennis

Novak Djokovic, uno dei più grandi tennisti della storia, ha recentemente rilasciato un’intervista al magazine GQ, rivelando dettagli sorprendenti riguardo alla sua carriera e alle pressioni che lo circondano. In particolare, il campione serbo ha parlato del suo rapporto con il padre, che sembra avere un ruolo significativo nelle sue riflessioni sul futuro sportivo.

Djokovic ha iniziato la sua intervista con una frase che colpisce per la sua sincerità: “Avverto che la gente già da qualche tempo scrive su di me il ‘necrologio’ tennistico.” Queste parole non sono casuali e riflettono una realtà che molti atleti affrontano quando raggiungono un certo stadio della loro carriera. La pressione mediatica e le aspettative pubbliche possono far sembrare la fine della carriera imminente, anche quando l’atleta stesso non ha intenzione di fermarsi.

Il ruolo del padre

La figura paterna di Djokovic, Srdjan, ha sempre avuto un’influenza importante nella vita e nella carriera del campione. Secondo quanto riferito da Djokovic, suo padre sta cercando di convincerlo a considerare il ritiro dal tennis. “Già da un po’ di tempo cerca di convincermi a ritirarmi, ma non insiste. Capisce e rispetta la mia decisione,” ha dichiarato Djokovic. Queste parole mostrano un aspetto del loro rapporto: un mix di preoccupazione paterna e rispetto per la libertà di scelta del figlio.

  1. Srdjan Djokovic è un ex tennista.
  2. Ha dedicato gran parte della sua vita a sostenere la carriera del figlio.
  3. Nonostante i successi di Novak, il padre sembra allarmato per il carico emotivo e fisico che il tennis comporta.

Djokovic ha aggiunto: “Spesso mi chiede che cos’altro voglio conquistare. È consapevole dello stress e della tensione che influiscono sulla mia mente e sul mio corpo.” Queste affermazioni mettono in luce un aspetto spesso trascurato nella vita di un atleta d’élite: il sacrificio personale e il costo psicologico delle competizioni a livello mondiale.

Le sfide della carriera

Attualmente, Novak Djokovic è considerato uno dei “Big Three” del tennis maschile, insieme a Roger Federer e Rafael Nadal. Con 24 titoli del Grande Slam al suo attivo, è il tennista con il maggior numero di vittorie in questa categoria nella storia del tennis. Tuttavia, nonostante il suo straordinario successo, Djokovic non è immune alle sfide e alle pressioni che derivano da una carriera così intensa.

In un’epoca in cui il tennis è diventato sempre più competitivo, Djokovic si trova a riflettere sulle sue motivazioni e sui suoi obiettivi futuri. La sua carriera è stata caratterizzata da alti e bassi, inclusi infortuni e periodi di crisi personale, come il suo controverso ritiro dagli Australian Open 2022 e le successive sanzioni per non aver rispettato le normative anti-COVID-19. Queste esperienze hanno contribuito a farlo maturare come persona e come atleta, portandolo a considerare seriamente la sua eredità nel mondo del tennis.

Riflessioni sul futuro

Il tema del ritiro è qualcosa che ogni atleta professionista deve affrontare a un certo punto della propria carriera. Alcuni atleti scelgono di lasciare il campo quando sono ancora al top della loro forma, mentre altri continuano a competere fino a quando non riescono più a mantenere il livello desiderato. Djokovic, attualmente 36enne, ha dimostrato di avere la capacità di adattarsi e di rimanere competitivo, ma le domande sul suo futuro rimangono.

Oltre alle pressioni esterne, Djokovic deve anche affrontare le sue ambizioni personali. La sua mentalità vincente è stata una delle chiavi del suo successo, ma può anche portare a un’incessante ricerca di nuovi obiettivi. In un recente passato, ha parlato della sua volontà di continuare a competere ai massimi livelli e di non voler essere ricordato solo come un grande campione, ma anche come un innovatore nel tennis.

La figura di Djokovic continua a generare dibattiti e discussioni nel mondo del tennis. Il suo potere e la sua determinazione lo hanno reso un simbolo di eccellenza sportiva, ma le pressioni e le aspettative che affronta sono reali e significative. La sua storia è quella di un atleta che, mentre si avvicina a un possibile ritiro, riflette sulle sue conquiste e sulle sfide future, cercando di trovare un equilibrio tra il desiderio di vincere e le esigenze della vita al di fuori del campo.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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