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Djokovic rivela: Mio padre vorrebbe che smettessi di giocare

Novak Djokovic, uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi, ha recentemente rivelato che suo padre, Srdjan Djokovic, sta cercando di persuaderlo a ritirarsi dal tennis professionistico. In un’intervista esclusiva al magazine GQ, Djokovic ha condiviso i pensieri e le preoccupazioni del genitore, che ha iniziato a “scrivere il necrologio” della carriera tennistica del figlio. Questa affermazione, che potrebbe sembrare eccessiva, riflette la pressione e l’ansia che accompagnano la vita di un atleta al vertice.

Djokovic ha dichiarato: “Avverto che la gente già da qualche tempo scrive su di me il ‘necrologio’ tennistico”. Questa dinamica familiare mette in luce non solo la preoccupazione di un padre per la salute e il benessere del proprio figlio, ma anche le enormi responsabilità che un atleta di successo deve affrontare. Il tennista ha spiegato che suo padre non insiste nel volerlo convincere a ritirarsi, ma lo interroga spesso riguardo ai suoi obiettivi futuri.

La relazione tra Djokovic e suo padre

  1. Dialogo aperto: Djokovic ha affermato che suo padre “cerca di convincermi a ritirarmi, ma non insiste. Capisce e rispetta la mia decisione, ma spesso mi chiede che cos’altro voglio conquistare”.
  2. Preoccupazione genuina: Questa interazione evidenzia una relazione profonda e complessa, in cui la preoccupazione per la salute fisica e mentale si mescola con l’ammirazione per i successi sportivi.

L’idea di un ritiro imminente è comprensibile considerando l’intensa carriera di Djokovic, che ha raggiunto traguardi storici nel tennis. Con oltre 90 titoli ATP in singolare e un numero record di 24 titoli del Grande Slam, Djokovic ha certamente lasciato un segno indelebile nel mondo dello sport. Tuttavia, il peso di tali successi porta con sé anche un carico mentale e fisico significativo. “È consapevole dello stress e della tensione che influiscono sulla mia mente e sul mio corpo”, ha dichiarato.

Sfide recenti di Djokovic

Queste dichiarazioni giungono in un momento in cui Djokovic sta affrontando sfide non solo sul campo, ma anche a livello personale. Dopo un 2022 segnato da controversie e difficoltà, tra cui il rifiuto di vaccinarsi contro il COVID-19 che gli ha impedito di partecipare a importanti tornei, il tennista serbo è tornato a competere con determinazione. Tuttavia, la pressione di mantenere il suo status di campione e le aspettative dei fan e dei media possono essere schiaccianti.

Djokovic ha anche parlato dell’importanza della salute mentale nel tennis professionistico. Negli ultimi anni, molti atleti, tra cui Naomi Osaka e Simone Biles, hanno messo in luce le sfide psicologiche che affrontano, aprendo un dibattito su come la salute mentale sia spesso trascurata nel mondo dello sport. Djokovic, consapevole della propria vulnerabilità, ha sottolineato quanto sia fondamentale affrontare questi aspetti in modo aperto e sincero.

Il legame con la Serbia

L’intervista ha anche rivelato il legame speciale tra Djokovic e il suo paese, la Serbia. Durante la sua carriera, il tennista non ha solo rappresentato la sua nazione, ma è diventato un simbolo di speranza e resilienza per molti serbi, specialmente dopo anni di conflitti e difficoltà economiche. Djokovic ha spesso parlato dell’orgoglio che prova nel rappresentare la Serbia e del desiderio di ispirare le nuove generazioni di atleti.

Nonostante le pressioni e le sfide, Djokovic continua a dimostrare una straordinaria passione per il tennis. Recentemente, ha rinnovato il suo impegno per la prossima stagione, partecipando ai principali tornei e cercando di difendere i suoi titoli. La sua determinazione e la sua etica del lavoro sono stati fondamentali per il suo successo e continuano ad essere una fonte di motivazione per molti.

In questo contesto, la conversazione tra Djokovic e suo padre assume un significato più profondo. Non si tratta solo di una questione di carriera, ma di una riflessione su cosa significhi essere un atleta di elite in un mondo in continua evoluzione. La carriera di Djokovic è un esempio di come il talento, la dedizione e il supporto familiare possano portare a risultati straordinari, ma anche di come il benessere personale debba sempre essere una priorità.

In definitiva, Djokovic non ha ancora preso una decisione definitiva sul suo futuro nel tennis. La sua carriera, piena di successi e sfide, continua a scrivere capitoli nuovi e avvincenti. Con il supporto della sua famiglia e la sua determinazione, il campione serbo si prepara ad affrontare il futuro, qualunque esso sia, con la stessa grinta e passione che lo hanno contraddistinto fino ad oggi.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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