
Diana Taurasi si ritira: un'icona del basket lascia il palcoscenico - ©ANSA Photo
Diana Taurasi, a 42 anni, ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica, segnando la fine di un’era nel basket femminile. Considerata da molti la più grande giocatrice di basket di tutti i tempi, la sua carriera è costellata di successi e traguardi storici. La notizia del suo ritiro è stata comunicata dall’atleta stessa in un’intervista alla rivista ‘Time’, dove ha dichiarato: “Mentalmente e fisicamente, sono satura. E questo è probabilmente il miglior modo per dire come mi sento. Sì, sono satura, ma anche felice. Sapevo che per me era il momento giusto per lasciare”.
Gli inizi di una carriera straordinaria
Nata a Rosario, in Argentina, il 11 giugno 1982, Diana è cresciuta in una famiglia con forti legami sportivi. Suo padre, Mario, calciatore originario dell’Irpinia, e sua madre, Liliana, argentina, hanno probabilmente influenzato il suo approccio competitivo. All’età di otto anni, la sua famiglia si trasferì in California, dove Taurasi cominciò a coltivare la sua passione per il basket. Sin da piccola, il suo talento si manifestò in modo evidente, tanto che ricorda le parole di sua madre che le diceva di smettere di palleggiare, un segno della sua naturale inclinazione per il gioco.
I successi di Diana Taurasi
La carriera di Taurasi è stata straordinaria. Con la nazionale americana, ha conquistato sei medaglie d’oro olimpiche, un record che la colloca tra le atlete più decorate della storia. Ha partecipato a tutte le edizioni delle Olimpiadi dal 2004 ad oggi, diventando un simbolo di eccellenza e determinazione. Oltre ai successi olimpici, ha vinto:
- Tre campionati mondiali
- Tre titoli della WNBA con i Phoenix Mercury
- È diventata la miglior marcatrice di sempre nella storia della lega, accumulando ben 10.646 punti nella stagione regolare.
La sua carriera non si limita solo agli Stati Uniti; Taurasi ha anche lasciato un segno indelebile in Europa. Ha giocato per dodici anni in squadre di prestigio come Dinamo Mosca, Spartak Mosca e UMMC Ekaterinburg in Russia, e Fenerbahce e Galatasaray in Turchia, accumulando:
- Sei titoli di Eurolega
- Sette campionati russi
- Un campionato turco
L’impatto culturale e sociale di Taurasi
Taurasi è stata anche una fonte di ispirazione per molti, e il suo impatto sul basket femminile è incommensurabile. Molti atleti e appassionati del gioco la considerano una pioniera, capace di elevare il profilo del basket femminile a livello globale. Kobe Bryant, leggendario giocatore dei Los Angeles Lakers, era un suo grande estimatore e l’aveva soprannominata “White Mamba”, in un chiaro riferimento al suo stesso soprannome, “Black Mamba”. Questo paragone evidenziava non solo il rispetto che Bryant nutriva per Taurasi, ma anche la sua abilità e dedizione nel gioco.
Il tributo ricevuto da parte della WNBA è stato significativo: “Grazie Diana per aver cambiato per sempre il nostro sport”, scrivevano sui social, sottolineando l’importanza della sua carriera non solo per i risultati ottenuti, ma anche per l’impatto culturale e sociale che ha avuto sul basket femminile. Anche Geno Auriemma, il coach che l’ha guidata sia all’Università del Connecticut che nella nazionale, ha condiviso un aneddoto significativo: “Vorrei aver ricevuto un dollaro per ogni volta che ho sentito dire da qualcuno che l’unico motivo per cui andava a vedere il basket femminile era Diana: ora sarei ricco”. Questo commento evidenzia quanto Taurasi sia stata centrale nella promozione e nella crescita del basket femminile.
Mentre il capitolo della sua carriera agonistica si chiude, l’eredità di Diana Taurasi vivrà attraverso le nuove atlete che continueranno a spingere i confini del basket femminile. La sua storia rimarrà un faro di speranza e determinazione per chiunque desideri intraprendere un percorso nel mondo dello sport, dimostrando che, con passione e impegno, è possibile raggiungere vette incredibili.