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De rossi ricorda totti: un’amicizia che ha segnato la roma

Daniele De Rossi, ex capitano e simbolo della Roma, ha recentemente riacceso i riflettori sulla sua visione del calcio durante un evento al Maxxi di Roma, il “Sport Industry Talk”, organizzato dal Corriere della Sera. Nonostante il suo esonero dalla panchina giallorossa avvenuto il 18 settembre, De Rossi ha scelto di mantenere un profilo basso, evitando di approfondire il tema Roma e rimanendo riservato sul suo recente passato, poiché è ancora sotto contratto con il club.

La sua esperienza da allenatore ha offerto spunti interessanti, evidenziando la necessità di possedere doti umane come l’altruismo. Alla Spal, De Rossi è stato visto come un “oggetto non identificato”, il che ha messo in risalto l’importanza di instaurare un rapporto di fiducia con i giocatori. “Serviva la chiave giusta per essere credibile – ha dichiarato – e dirgli che loro erano più importanti di me”. Questo approccio dimostra la sua consapevolezza del delicato equilibrio da mantenere nella gestione di un gruppo, dove è fondamentale accompagnare gli umori della squadra e dello staff.

Il concetto di appartenenza

De Rossi ha anche trattato il concetto di appartenenza, sottolineando l’importanza di avere figure rappresentative nel mondo dello sport. “Quando vince Sinner, siamo contenti, se lo fa in Coppa Davis siamo ancora più felici”, ha affermato, evidenziando come l’identità si crei attraverso la connessione emotiva tra atleti e tifosi. La sua carriera, trascorsa quasi interamente nella Roma, ha un sapore unico, ma le tentazioni di esplorare altre opportunità sono sempre presenti.

La vittoria e la felicità

Un tema centrale nella conversazione è stato il concetto di vittoria, con De Rossi che ha messo in discussione l’idea che il successo sia l’unico fattore che determina la felicità. “Non è solo la vittoria a renderci felici, ma di sicuro ci rende credibili”, ha dichiarato, parlando delle pressioni che accompagnano i risultati sportivi. Ha citato Gian Piero Gasperini come uno dei più grandi allenatori degli ultimi anni, il quale ha trasformato la sua città e il suo club. Questo porta a una riflessione su come la percezione degli allenatori possa cambiare drasticamente in base ai risultati ottenuti.

Il legame con Totti

Un momento particolarmente emozionante dell’intervista è stato quando De Rossi ha parlato di Francesco Totti, il suo ex compagno di squadra e amico. “Il giocatore più affascinante con cui ho giocato? È Francesco”, ha dichiarato, evidenziando il carisma e la personalità che Totti portava in campo. De Rossi ha descritto Totti come una figura che “parlava coi gesti” e che sapeva essere presente nei momenti di difficoltà. Questa descrizione non solo sottolinea il legame profondo tra i due, ma evidenzia anche come il carisma possa influenzare la dinamica di una squadra.

In un contesto più ampio, De Rossi ha espresso la sua opinione sullo stato attuale del calcio, mettendo in evidenza come il gioco stia perdendo di vista la semplicità. “La semplicità o normalità è sottovalutata nel calcio. È difficile giocare semplice”, ha affermato, sostenendo che molti allenatori tendono a complicare le cose. Ha esortato a tornare all’essenza del gioco, dove il divertimento e la creatività dovrebbero prevalere sulla rigidità tattica.

In un’epoca in cui il calcio è sempre più influenzato da interessi economici e pressioni esterne, le parole di De Rossi risuonano come un richiamo all’autenticità e alla passione che dovrebbero guidare questo sport. La sua esperienza, sia come giocatore che come allenatore, rappresenta un patrimonio di saggezza che può ispirare le nuove generazioni a riscoprire il valore della semplicità e delle relazioni umane nel mondo del calcio.

In definitiva, la testimonianza di De Rossi offre una visione profonda e personale del calcio, dove l’amore per il gioco e i legami umani rimangono al centro dell’esperienza sportiva, in un contesto che spesso sembra dimenticarli. La sua storia continua a essere un esempio di come il calcio possa essere molto più di un semplice gioco, ma un viaggio emotivo che unisce persone e comunità.

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