Enrico Chieffi è un nome che evoca immediatamente il mondo della vela. Questo atleta ha saputo emergere nelle competizioni più prestigiose, dalle Olimpiadi alla Coppa America. Con una carriera costellata di successi, Chieffi si è affermato come uno dei più grandi velisti italiani, ma la sua storia non si ferma qui. Oggi, l’ex lupo di mare ha intrapreso un percorso inaspettato, dedicandosi con passione alla montagna e allo scialpinismo, manifestando così un amore per lo sport che va oltre le onde del mare.
Chieffi ha partecipato alle Olimpiadi nel 1984 e nel 1996, conquistando due titoli mondiali nella classe 470 e nella classe Star. La sua esperienza culminò con la Coppa America del 1992, dove ricoprì il ruolo di tattico per il Moro di Venezia. Nonostante questi traguardi, Chieffi ha trovato un nuovo campo di sfida: la montagna. La scelta di avere come foto profilo di Whatsapp un’immagine di neve è emblematica di questo cambiamento. “Mi piace lo sport e, da vecchietto, sono diventato anche sciatore”, spiega con un sorriso. La sua passione per la montagna è alimentata dalla sua ossessività, un tratto distintivo di molti sportivi di alto livello. “Un giorno ogni due mi alzo alle 5 per allenarmi e poi vado in ufficio a Genova”, rivela, sottolineando l’impegno che dedica a entrambe le sue passioni.
Ma cosa spinge un atleta di alto livello come Chieffi a dedicarsi a uno sport così diverso? “Mia moglie è molto più montanara di me”, ammette, e la necessità di saper sciare è stata una delle tre prove da superare per conquistare il suo cuore. La determinazione è un tema ricorrente nella sua vita, sia in mare che in montagna. “Tutti gli sportivi di alto livello devono tendere alla perfezione”, afferma, suggerendo che la disciplina e la dedizione sono elementi essenziali per raggiungere il successo.
La vela, tuttavia, rimane una parte fondamentale della sua vita. Chieffi continua a regatare, anche se con un approccio più rilassato. “D’estate vado in barca e d’inverno scio”, afferma, con l’idea di partecipare a eventi come l’Europeo Star del 2025 e il Mondiale in Croazia. Questi obiettivi rappresentano non solo una continuazione della sua carriera, ma anche un modo per mantenere viva la connessione con il mare.
Riflettendo sulle sue due esperienze olimpiche, Chieffi ricorda non solo le gare, ma anche l’atmosfera unica del Villaggio Olimpico. “Ogni sport esige un fisico diverso, il ginnasta tutto sviluppato nel busto, il centometrista che sembrava una gazzella”, racconta con nostalgia. La sua carriera olimpica, purtroppo, non è stata priva di rammarico, soprattutto per la quinta posizione ai Giochi di Los Angeles nel 1984. “Mancammo i Giochi per una scelta sciagurata della Federazione”, spiega, rivelando come una decisione errata abbia compromesso un’opportunità che sembrava certa.
Chieffi non può fare a meno di menzionare la sua esperienza alla Coppa America del 1992, un evento che lo ha segnato profondamente. “Era ed è un gioco molto più grande di una semplice competizione”, afferma, sottolineando l’importanza del lavoro di squadra. Non si tratta solo del timoniere o del tattico, ma di un intero team che lavora insieme, dai velisti agli analisti. Questa filosofia di squadra è stata fondamentale anche nel suo lavoro attuale come amministratore delegato di Slam, dove ha portato l’approccio sportivo nel mondo lavorativo. “Ho sempre applicato molto metodo nell’andare in barca a vela”, dice, evidenziando come il rispetto per i compagni e l’autorità condivisa siano valori che ha portato con sé nel suo percorso professionale.
Slam, in particolare, ha visto una crescita esponenziale sotto la sua guida, diventando fornitore ufficiale di abbigliamento tecnico per Team New Zealand. “È nato tutto per caso”, racconta Chieffi, riferendosi a un incontro casuale con Grant Dalton, il leader del team neozelandese. Questo evento ha portato a una collaborazione che ha stupito entrambe le parti, dimostrando come il mondo della vela possa unire diverse competenze e passioni.
Infine, Chieffi non nasconde il suo scetticismo riguardo ai cambiamenti nel mondo della vela, in particolare per quanto riguarda il formato della Coppa America. “Dico: no. È bella? Sì. È la mia vela? No”, afferma, esprimendo un desiderio di un ritorno a una vela più tradizionale, dove l’impegno fisico e la connessione con l’acqua siano elementi essenziali. Nonostante i cambiamenti, il suo amore per la vela e per la montagna rimane inalterato, una testimonianza dell’impatto che lo sport ha avuto sulla sua vita e delle sfide che continua ad affrontare con passione e determinazione.
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