
Dagnoni chiede intervento di Abodi: Basta tragedie nel ciclismo - ©ANSA Photo
L’argomento della sicurezza stradale per i ciclisti sta diventando sempre più pressante, specialmente dopo l’ennesima tragedia che ha colpito il mondo del ciclismo italiano. L’incidente che ha coinvolto la giovane ciclista Sara Piffer, investita e uccisa mentre si allenava, ha riacceso il dibattito su un problema che va ben oltre il mondo dello sport. Il presidente della Federciclismo, Cordiano Dagnoni, ha sottolineato che “si tratta di un problema di civiltà”, evidenziando l’importanza di una cultura del rispetto e dell’educazione civica, oltre alla necessità di infrastrutture adeguate e città più a misura d’uomo.
La sicurezza dei ciclisti in allenamento
Dagnoni, recentemente riconfermato alla guida della Federazione Ciclistica Italiana, ha espresso la sua preoccupazione riguardo alla sicurezza dei ciclisti non solo in gara, ma anche durante gli allenamenti. Ha dichiarato: “Lavoriamo da tempo per migliorare la sicurezza in gara, ambito di nostra competenza, ma abbiamo meno strumenti per intervenire quando si parla di sicurezza in allenamento”. Questo è un punto cruciale, poiché molti ciclisti, soprattutto giovani, si allenano su strade aperte al traffico, esponendosi a rischi notevoli.
Infrastrutture insufficienti e mancanza di volontà politica
La questione della sicurezza stradale per i ciclisti non è nuova e ha radici profonde nella società italiana. In molte città, le infrastrutture per la mobilità ciclistica sono insufficienti o addirittura inesistenti, costringendo i ciclisti a condividere le strade con veicoli motorizzati in condizioni di pericolo. Dagnoni ha spiegato che “il problema è soprattutto legato alla realizzazione di infrastrutture in grado di garantire l’uso sicuro della bicicletta”.
Ecco alcuni punti chiave da considerare:
- Inadeguatezza delle infrastrutture: Molte città non hanno piste ciclabili sicure.
- Scarsa consapevolezza sociale: La società non è sufficientemente informata sui diritti dei ciclisti.
- Esempi positivi all’estero: Paesi europei hanno adottato misure concrete per garantire la sicurezza dei ciclisti.
L’importanza della formazione e dell’azione collettiva
Il presidente della Federciclismo ha evidenziato anche l’importanza della formazione del personale che accompagna i giovani ciclisti durante gli allenamenti. “Se non possiamo cambiare le strade, possiamo almeno assicurarci che chi guida i ragazzi sia adeguatamente formato per affrontare situazioni di rischio”, ha affermato. Tuttavia, questa formazione non basta a risolvere il problema in maniera definitiva. Le statistiche degli incidenti stradali che coinvolgono ciclisti continuano a essere preoccupanti in Italia, evidenziando un problema strutturale che richiede l’attenzione delle istituzioni.
“È arrivato il momento di dire basta”, ha concluso Dagnoni, lanciando un appello diretto al Ministro dello Sport, Andrea Abodi. Ha sottolineato che, senza riscontri in questi anni, “come organismo sportivo non ci resta che appellarci al nostro referente presso il Governo affinché almeno lui riesca a dare concretezza alle tante richieste che arrivano dalla società civile per fermare questa continua carneficina”. Questo grido d’allerta non è solo un invito all’azione, ma anche una chiamata alla responsabilità collettiva.
La necessità di un intervento incisivo e coordinato da parte delle istituzioni è più che mai urgente. La Federazione Ciclistica Italiana, insieme ad altre associazioni, sta cercando di portare alla luce queste problematiche. Tuttavia, senza un sostegno concreto da parte del governo, il rischio di perdere ulteriori vite rimane alto. Le tragedie come quella di Sara Piffer devono servire da monito per tutti noi, affinché si possa costruire un futuro in cui i ciclisti possano allenarsi e gareggiare in sicurezza, senza dover temere per la propria vita.
In questo contesto, la mobilitazione della società civile è fondamentale. Le persone devono farsi sentire, richiedere strade più sicure e infrastrutture adeguate, e sostenere le iniziative che mirano a migliorare la sicurezza per i ciclisti. Solo così si potrà sperare di vedere un cambiamento reale e duraturo, per un’Italia che possa finalmente riconoscere e proteggere il diritto di tutti a muoversi in sicurezza.