Il Vendée Globe rappresenta un’epopea moderna, una regata che va oltre la semplice competizione velica. Questa manifestazione, che si svolge in solitario, racconta la sfida dell’uomo contro la natura, la solitudine e, in alcuni casi, la morte. Iniziata nel 1989, la regata è diventata un simbolo di avventura e resilienza, ricca di storie di vittorie straordinarie e drammatiche sconfitte. Ogni edizione aggiunge un nuovo capitolo a questo romanzo in continua evoluzione.
La nascita di un sogno
Il percorso del Vendée Globe ha origine da Les Sables d’Olonne, sulla costa atlantica francese, frutto del sogno di Philippe Jeantot. Dopo aver lavorato come subacqueo, Jeantot ha rivoluzionato il mondo della vela oceanica, creando una competizione senza scali che rappresenta un vero e proprio giro del mondo. La scelta di partire a novembre è strategica, consentendo ai velisti di affrontare i mari antartici durante l’estate australe, quando le condizioni sono più favorevoli.
Un percorso iconico
Il percorso del Vendée Globe è affascinante e impegnativo. Esso include:
- Attraversamento dell’Atlantico
- Passaggio intorno al Capo di Buona Speranza
- Navigazione attorno all’Antartide
- Passaggio per Cape Leeuwin e il leggendario Capo Horn
- Rientro all’Atlantico fino al punto di partenza
Nonostante le insidie e le difficoltà, la regata ha attratto un numero crescente di partecipanti, ognuno con il proprio sogno di avventura e vittoria.
Tragedie e trionfi
La storia del Vendée Globe è costellata di tragedie e trionfi. Nella sua prima edizione, tra il 1989 e il 1990, tredici skipper parteciparono, ma solo sette completarono il percorso. La vittoria andò a Titouan Lamazou, che terminò la regata in 109 giorni, 8 ore e 35 minuti. Tuttavia, la competizione non fu priva di eventi drammatici, come l’avaria della barca di Jeantot e il capovolgimento del favorito Philippe Poupon vicino all’Antartide.
Nella seconda edizione, tra il 1993 e il 1994, la scomparsa di due concorrenti, il britannico Nigel Burgess e lo statunitense Mike ‘Coyote’ Plant, ha ricordato a tutti che il mare, pur affascinante, è anche spietato. Queste storie di chi ha sfidato le onde e non è tornato hanno contribuito a creare un’aura di mito attorno alla regata.
Innovazione e record
Con il passare degli anni, il livello della competizione è cresciuto, grazie all’introduzione di nuovi scafi e tecnologie. Le imbarcazioni sono diventate sempre più sofisticate, consentendo ai velisti di superare i limiti umani e meccanici. Nel 2008-2009, Michel Desjoyeaux ha stabilito un record con un tempo di 84 giorni, 3 ore e 9 minuti, dimostrando l’importanza di preparazione e strategia.
Un’edizione memorabile è stata quella del 2012-2013, in cui François Gabart ha stabilito un record di meno di 80 giorni, un traguardo che sembrava impossibile. Inoltre, la crescente partecipazione femminile ha ampliato il raggio d’azione della regata, portando nuovi spettatori e appassionati.
La regata del 2020-2021, svoltasi durante la pandemia, ha presentato sfide uniche. Nonostante le limitazioni, la competizione ha mantenuto il suo fascino, con il francese Charlie Dalin che ha tagliato il traguardo per primo, ma la vittoria è andata a Yannick Bestaven, grazie a una compensazione di tempo per aver soccorso un altro concorrente in difficoltà.
Il Vendée Globe è quindi un racconto di sfide e trionfi, di solitudine e camaraderie, di vita e morte. Ogni edizione arricchisce questa saga marina, unendo generazioni di velisti e appassionati in un’avventura che continua a ispirare. Non è solo una regata; è un vero e proprio romanzo della vela, una storia che si scrive ogni quattro anni, affrontando il mare, il destino e le sfide della vita in mare aperto.