Cinquant’anni fa, il mondo dell’auto viveva un periodo di grandi cambiamenti. Non si parlava tanto di crisi dell’auto quanto di crisi energetica, innescata dalla guerra del Kippur nel novembre 1973. l’aumento esponenziale del prezzo del petrolio aveva relegato in secondo piano le vetture sportive o ad alto consumo di carburante, e le domeniche senza auto divennero una necessità per risparmiare benzina. In questo contesto, la Fiat si trovò a dover rinnovare la sua gamma, e nacque così il progetto della Fiat 131, destinata a sostituire la gloriosa 124.
Lanciata al Salone di Torino nel 1974, la Fiat 131 non ebbe un inizio facile. La casa automobilistica torinese, consapevole delle sfide del mercato, decise di mantenere in listino anche la 124, che rimase in produzione fino al 1984. La 131 si presentava con caratteristiche diverse rispetto alla sua predecessora: rinunciava ai motori bialbero più brillanti ma meno economici e ai quattro freni a disco. In un’epoca in cui le varianti sportive non erano viste di buon occhio, la 131 puntava su solidità, comfort e sicurezza, qualità che le valsero il soprannome di “ammiraglia del popolo”. Con un prezzo che andava da 2,3 a 2,9 milioni di lire, era un’opzione più accessibile rispetto alle concorrenti Lancia e Alfa Romeo, le cui vetture costavano circa due milioni di lire in più.
La Fiat 131 Mirafiori, così chiamata per la prima volta in onore dello stabilimento di assemblaggio, divenne un simbolo di innovazione e accessibilità. La produzione si estese anche agli stabilimenti di Cassino, Martorell in Spagna (dove veniva venduta come Seat 131) e Bursa in Turchia (come Tofas 131), dimostrando la sua adattabilità a vari mercati internazionali. Una curiosità poco nota riguarda un prototipo di 131 che fu presentato nel 1979 al Salone di Detroit: si trattava di un’auto ibrida, con un motore elettrico accoppiato a un quattro cilindri da 903 cc. Questo progetto, tuttavia, non vide mai la produzione di massa, anticipando di molti anni il concetto di mobilità ibrida che sarebbe arrivato con modelli come la Toyota Prius nel 1995.
La Fiat 131 era più moderna della 124 sotto molti aspetti. Con una lunghezza maggiore di 23 cm e un passo aumentato a 2,49 metri, offriva un’abitabilità superiore. La sua linea, caratterizzata da forme geometriche, era in linea con i gusti estetici dell’epoca. Al lancio, erano disponibili due motorizzazioni: un 1.3 litri da 65 Cv e un 1.6 litri da 75 Cv, entrambi derivati dal motore da 1.4 litri della 124. Il cambio standard era a quattro marce, con la possibilità di richiedere una quinta marcia o un cambio automatico a tre marce per la versione più potente.
La gamma della Fiat 131 comprendeva undici varianti, con due livelli di allestimento e tre tipi di carrozzeria: la berlina a 2 porte, più popolare nei mercati del Nord Europa, la berlina a 4 porte e la giardinetta a 5 porte, conosciuta oggi come station wagon, ideale per le famiglie e i carichi più voluminosi. La versione Special era la più venduta, distinguendosi per il frontale con quattro fari tondi e modanature lungo le fiancate, oltre a una dotazione interna più ricca rispetto alla versione base.
La seconda serie della Fiat 131, presentata nel 1978, portò diverse novità. Il frontale fu ridisegnato, con fari che variavano a seconda delle motorizzazioni: rettangolari per quelle a benzina e doppie coppie di fari circolari per le versioni diesel. La 131 Racing, introdotta nello stesso anno, era una versione sportiva con un motore bialbero da 2 litri e 115 Cv, capace di raggiungere i 180 km/h. Questa variante rappresentava un’eccezione nella gamma, mantenendo la carrozzeria a due porte.
Nel 1981, venne lanciata la terza serie che, oltre a modifiche estetiche come nuovi paraurti e gruppi ottici posteriori, introdusse innovazioni nei materiali e nelle finiture interne. Le versioni più lussuose, come la Supermirafiori, offrivano dotazioni inedite per l’epoca, come gli alzavetri elettrici, la chiusura centralizzata e il servosterzo. Con l’introduzione della Regata nel 1983, la berlina 131 uscì di produzione, mentre la station wagon continuò con il nome di 131 Maratea, fino al 1985.
La Fiat 131 non fu solo un’auto per famiglie. La sua versione sportiva, la 131 Abarth, divenne un’icona nel mondo dei rally. Con un design realizzato dal Centro Stile Bertone, la 131 Abarth fu protagonista nel Campionato del Mondo Rally, conquistando tre titoli costruttori e due per i piloti. Questa vettura, con il suo potente motore e il telaio leggero, è oggi un pezzo da collezione, con i pochi esemplari rimasti che raggiungono cifre considerevoli nelle aste.
La Fiat 131 rappresenta un capitolo importante nella storia dell’automobilismo italiano, una vettura che ha saputo adattarsi ai tempi e che ha segnato un’epoca, con una produzione che ha superato il milione e mezzo di unità. Ancora oggi, è ricordata per il suo contributo all’innovazione e alla democratizzazione dell’automobile, unendo praticità, design e prestazioni in un’unica, indimenticabile berlina.
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