Anche il ciclismo sposa l’idea della superlega? Alcune delle principali squadre ciclistiche ne stanno studiando la possibilità e la sostenibilità. Una scelta che, qualora andasse in porto, potrebbe ridisegnare i confini del panorama di questo sport, portandolo a un professionismo esasperato ma anche a un consistente incremento dei ricavi.
Il progetto è in embrione. Secondo quanto riportato dalla Reuters, almeno cinque squadre, fra cui l’Ineos Grenadiers e la Jumbo-Visma, del campione del Tour de France Jonas Vingegaard, sarebbero fra le protagoniste della creazione di un nuovo ecosistema ciclistico. Il progetto mira a distribuire parte dei guadagni derivanti dagli eventi ciclistici tra le squadre, che attualmente fanno affidamento soprattutto su sponsorizzazioni esterne per i finanziamenti. Una scelta dettata anche dalla sempre crescente preoccupazioni legata alla possibilità che gran parte dei profitti delle principali gare ciclistiche, tra cui il Tour de France, La Vuelta e il Giro d’Italia, vadano ai loro organizzatori, piuttosto che ai protagonisti.
Secondo gli studi di fattibilità economica, il ciclismo è, come si dice in economia, “un gigante addormentato” che va risvegliato attraverso uno choc economico traducibile in un modello di business profondamente diverso. Ecco perché qualsiasi tipo di accordo seguirebbe le orme di golf e tennis, sport capaci di rigenerarsi attraverso un percorso di successo legato alla presenza di investitori con dei capitali in grado di attrarre ciclisti e squadre nel progetto. Fra l’altro, non è neanche la prima volta che i top team cercano di aprire la strada a una riforma. Qualcosa di simile era accaduto alla fine del 2012, quando otto squadre avevano fondato la World Series Cycling che però non è mai riuscita a vedere la luce, anche perché qualsiasi piano che non comprenda i grandi giri è destinato a fallire.
Rivoluzionare non è mai facile, ma nel ciclismo è particolarmente complicato. Qualsiasi piano che non includa il Tour de France non è neanche preso in considerazione e comunque, al netto dei tre Grandi Giri e delle Monumento, partecipare a gare ciclistiche non è considerato conveniente. Non a caso la maggior parte dei team fatica a coprire i propri costi e chi realizza profitti non le condivide con altre squadre. Dunque appare assolutamente complicato che gli investitori possano decidere di investire i loro capitali se gli eventi più redditizi non verranno condivisi e gli altri non avranno nulla da condividere.
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