A poche settimane dall’inizio della stagione in Australia con il Santos Tour Down Under (12 gennaio per le donne e quattro giorni dopo per gli uomini), l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) ha fornito un aggiornamento sulle misure per tutelare la salute dei ciclisti per la prossima stagione.
L’elemento più recente tra le misure di sicurezza dell’UCI è legato alla tutela della salute in caso di alte temperature durante lo svolgimento di gare su strada. In considerazione dei cambiamenti climatici che il mondo si trova ad affrontare negli ultimi anni, l’UCI ha definito le condizioni ottimali attraverso una valutazione oggettiva dell’ambiente basata sui dati di temperatura e propone misure da adottare da parte degli organizzatori e squadre per ridurre il rischio di incidenti legati al caldo. Previsto, ad esempio, lo spostamento delle zone di partenza in aree ombreggiate, la fornitura di bevande fredde e ghiaccio tritato alle squadre durante la gara, l’aumento del numero di motociclette per il rifornimento, la modifica dell’orario di partenza o potenzialmente la neutralizzazione di sezioni della gara. Resta inteso che si tratta solo di raccomandazioni.
Si rinnova anche il Protocollo sulle commozioni cerebrali. La lesione deve essere rilevata, diagnosticata e trattata per garantire il pieno recupero. La diagnosi è una questione medica, ma l’individuazione dei primi segnali è un dovere da parte di tutti. Dunque membri della squadra, meccanici, commissari e gli stessi corridori avranno a disposizione un codice QR per segnalare immediatamente possibili casi. È obbligatorio dichiarare ogni caso di commozione cerebrale al Dipartimento medico dell’UCI e dichiarare ogni ritorno alle competizioni del corridore interessato, utilizzando i documenti disponibili sul sito dell’UCI. Per quanto riguarda il Covid-19, il protocollo è e sarà adattato in linea con lo stato della pandemia. Dunque restano intatte tutte le misure considerate efficaci, ovvero indossare una mascherina, igienizzare le mani e ventilare gli spazi chiusi. La novità è che le persone che risulteranno positive non sono più obbligate all’isolamento, ma dovranno comunque obbedire al mantenimento delle misure legate al contenimento del virus.
La novità più importante è legata al tramadolo, sostanza considerata dopante dalla WADA. Era vietata nel ciclismo dal 2019 perché fra i suoi effetti collaterali c’era l’innalzamento della soglia del dolore (e, di conseguenza, della fatica). Sinora era previsto l’allontanamento del corridore positivo alla sostanza, ma non la squalifica. Da adesso in poi, invece il corridore non sarà solo sospeso e allontanato dalla corsa cui partecipa, ma dovrà anche scontare una squalifica. Negli ultimi 24 mesi, solo due casi: uno legato a Nairo Quintana, nel 2022 e l’altro, nel 2023 a Baudin.
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