La stagione di ciclismo appena andata in archivio entra nella storia per tanti motivi. Il triplete di Mathieu Van der Poel, con le sue conquiste di Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix e Mondiale. Il dominio della Jumbo-Visma nei grandi giri, in Italia con Primož Roglič, in Francia con Jonas Vingegaard e la… prima Vuelta di Sepp Kuss. Il 2023, però, lascia anche in eredità addii dolorosi: grandi campioni che, per un motivo o per l’altro, hanno deciso di appendere la bicicletta al chiodo.
Impossibile non partire da chi è arrivato spesso prima di tutti sul traguardo: Peter Sagan, tre mondiali di fila vinti, lascia a 33 anni. Il calo di prestazione è arrivato prima del previsto. Lo slovacco resta comunque una vera icona della sua generazione con quell’aura tipica delle rock star prestata al ciclismo. Altri due campioni del mondo (uno olimpico e uno mondiale) e monumento hanno chiuso la loro carriera professionale. Si tratta di Greg van Avermaet (38 anni), campione olimpico di Rio 2016 e vincitore della Parigi-Roubaix nel 2017 e Rohan Dennis (33), due volte campione del mondo a cronometro nel 2018 e 2019 e vincitore di tappa nei tre grandi giri. Sia nei grandi classici che nella battaglia contro il tempo, dove sono stati due veri riferimenti, ci mancheranno.
Oltre a Sagan, saluta anche Thibaut Pinot. Il francese, come Sagan, ha scritto la parola fine sulla sua carriera a 33 anni, dopo alti e bassi che lasciano in eredità la sensazione di aver visto all’opera un fuoriclasse mancato. Al netto della incapacità di essere costante, Pinot si ritira con un palmares invidiabile: un podio al Tour e un monumento come il Giro di Lombardia. Ancora vivo negli occhi degli appassionati, il ricordo delle sue lacrime in un Tour del 2019, abbandonato per un infortunio muscolare quando era in piena corsa per la classifica generale, e il caloroso addio ricevuto dai suoi seguaci durante la salita al Petit Ballon: senza dubbio, uno dei ciclisti più amati della sua generazione.
Dalle scelte di vita a quelle forzate. Purtroppo non hanno avuto altra scelta se non quella di appendere la bici al chiodo per problemi di salute Jan Polanc e Sep Vanmarcke costretti a fermarsi per l’insorgere di problemi cardiaci. I due abbandonato il ciclismo professionistico rispettivamente all’età di 31 e 34 anni. Più importante del ciclismo, c’è la salute. E non era possibile metterla a rischio.
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