Leclerc e la Ferrari, rinnovo del contratto. Il pilota monegasco ha firmato il prolungamento che lo legherà alla casa di Maranello sino al 2028. Una scelta che, a prescindere dai risultati, lo iscrive nella storia della scuderia di Maranello.
Quella di Charles Leclerc non è una firma a vita, ma al termine dell’accordo (nel 2028) il pilota avrà 31 anni e arriverà dunque a 10 stagioni in Ferrari, una in meno di Michael Schumacher. Considerando il passato in Academy (vi è entrato nel 2016), a livello temporale è il pilota che avrà più anni in rosso. Legittimo adesso aspettarsi dei risultati che, qualora avvicinassero i numeri del Kaiser, sarebbero comunque straordinari. Cinque vittorie sono poche ed è chiaro che serve una monoposto vincente se non altro per percepire il reale valore del monegasco che, quando ha avuto un mezzo pari a quello di Verstappen, è riuscito a reggere il confronto. Una cosa però è impensierire il tre volte Campione del Mondo, un’altra è riuscire a tirare giù dal piedistallo uno dei più grandi talenti della storia di questo sport. Anche perché c’è tanto lavoro da fare per essere competitivi. Sicuramente Leclerc si considera fra i migliori, probabilmente lo è, ma deve anche prendersi la squadra in mano e condurla alla vittoria come è riuscito a fare Schumacher.
Quali sono però i numeri di Charles Leclerc nei suoi sei anni di Formula 1, uno sport che oltre al talento richiede anche la macchina? 123 i Gran Premi corsi dal talento monegasco, indubbiamente uno dei più veloci e talentuosi piloti in griglia. 658 giri in testa (pari a 3474 km) e 1074 punti conquistati. Affacciatosi nel circus con le stimmate da “predestinato”, ha mantenuto solo in parte le grandi promesse. La sua carriera, in relazione alle potenzialità, è rimasta nel limbo, complice le difficoltà degli ultimi anni palesate dalla Ferrari e il boom della Red Bull, assolutamente irraggiungibile. Ecco perché Leclerc ha un basso numero di vittorie, appena cinque, pari al 4% dei GP disputati. Il suo talento però è percepibile nella capacità di cavare il massimo da una monoposto che non è stata competitiva per vincere. Ben 23 le pole position conquistate, pari al 18%. Numeri che parlano chiaro: sul giro secco e sulla velocità “pura”, non teme confronti. Sul passo gara invece, paga dei limiti oggettivi certificati da 7 giri veloci (5,69%) compensati però da una buona regolarità nel raggiungere il podio, centrato in 30 occasioni (24,39%). Per certi versi ricorda la parabola di Senna alla Lotus, quando il brasiliano era velocissimo ma non riusciva a vincere. Poi, quando ha avuto una monoposto competitiva, ha iniziato a collezionare mondiali.
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