Fabio Capello, un nome che evoca successi e ricordi indelebili per i tifosi della Roma, ha espresso opinioni piuttosto pungenti sulla situazione attuale del club capitolino. Descrivere la Roma come una squadra “da Cinecittà” non è solo una trovata stilistica, ma un modo per mettere in evidenza un’illusione di grandezza che non trova riscontro nei fatti sul campo. L’allenatore, noto per il suo acume tattico e la sua schiettezza, ha analizzato con precisione chirurgica i problemi che affliggono la sua ex squadra, mettendo a nudo una serie di questioni che, se non affrontate, potrebbero compromettere il futuro del club.
Capello ha sottolineato come l’Inter, nell’ultima partita giocata contro la Roma, abbia concesso pochissimo ai giallorossi, che sembravano incapaci di penetrare la difesa avversaria. Nonostante una presenza costante nella trequarti avversaria, la Roma non è riuscita a concretizzare le sue azioni offensive, nemmeno sui calci piazzati, tradizionalmente un punto di forza della squadra. Questo fa sorgere la domanda: perché una squadra con tanto potenziale non riesce a esprimersi al meglio?
L’esonero di Daniele De Rossi, una figura carismatica e simbolica per il club, ha generato uno shock che ha scompaginato gli equilibri interni. Capello evidenzia come il lavoro avviato con De Rossi sia stato interrotto, lasciando la squadra in una situazione di incertezza. L’arrivo di Ivan Juric ha portato un nuovo modo di giocare che, secondo Capello, non è stato ancora completamente assorbito dal gruppo. La mancanza di armonia e coesione è evidente, e questo si riflette nella classifica, che non rappresenta il vero valore della squadra.
L’unico giocatore che sembra brillare in questo contesto è Paulo Dybala. Capello riconosce il suo impegno e la sua capacità di mettere in difficoltà l’Inter con passaggi verticali di qualità. Tuttavia, anche Dybala è stato costretto a giocare in una posizione arretrata, quasi da terzino, per sopperire alle mancanze del resto della squadra. Questo è indicativo di un problema di fondo: l’assenza di un centrocampo che sappia prendere in mano le redini del gioco.
Capello si interroga anche sulla gestione di giocatori come Lorenzo Pellegrini e Bryan Cristante, spesso fischiati dai tifosi. La decisione di mandare via De Rossi dopo poche partite solleva dubbi sulle capacità dirigenziali del club. I tifosi, anziché sostenere i leader della squadra, sembrano aver perso fiducia, contribuendo a creare un clima di confusione generale. Il supporto del pubblico è fondamentale per una squadra che aspira a competere ai massimi livelli.
Un altro punto critico è l’inserimento dei nuovi acquisti. Ad esempio, Mats Hummels, un giocatore di grande esperienza e carisma, non ha ancora trovato spazio nella squadra. Capello suggerisce che l’acquisto di Hummels fosse stato pensato per il modello di gioco di De Rossi, mentre l’arrivo di Juric ha cambiato le carte in tavola. La domanda che rimane è: perché i nuovi giocatori, a parte Artem Dovbyk, non riescono a inserirsi?
La mancanza di una figura dirigenziale di peso si fa sentire in momenti cruciali, come durante le proteste per un rigore non concesso a Monza, quando in rappresentanza del club si è presentato un dirigente che non parlava italiano. Questo episodio, seppur aneddotico, è sintomatico di una gestione che necessita di maggiore coesione e strategia.
La Roma, con un potenziale ancora inespresso, si trova di fronte a un bivio. La precarietà contrattuale di Juric potrebbe influire sulla serenità del gruppo, ma secondo Capello, spetta ai giocatori prendere in mano la situazione e lottare per obiettivi ambiziosi. La strada verso la Champions League appare in salita, con rivali come la Lazio che al momento sembrano avere una marcia in più.
In questo contesto, la Roma deve ritrovare unità e identità, elementi fondamentali per uscire dalla crisi e tornare a competere ai livelli che le competono. Capello, con la sua analisi lucida, offre spunti di riflessione che potrebbero essere un punto di partenza per una rinascita del club giallorosso.
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