Il Milan atteso da una trasferta già decisiva a Dortmund. Il Signal Iduna Park ha cambiato nome ma ha conservato la sua peculiarità: il “muro giallo”, ovvero l’effetto generato dai tifosi assiepati nella Tribuna Sud dello stadio, la più capiente d’Europa e a strapiombo sulla tribuna: uno spettacolo che può intimorire chiunque. Ma quali sono gli stadi più “caldi” in Europa e nel Mondo?
In Europa sono diversi stadi a incutere timore. In Italia, non è facile giocare a San Siro, allo Stadium, al Maradona e all’Olimpico, dove si sente, eccome, la pressione. Ci sono però dei luoghi oggettivamente più difficili dal punto di vista ambientale. In primis, il Rajko Mitić, meglio noto come Marakàna. È la casa della Stella Rossa, luogo deputato a una predisposizione psicologica. Il tunnel è un bunker antiatomico, polizia in perenne assetto anti sommossa ed esplosioni qua e la. Da queste parti hanno festeggiato la Champions con un… carrarmato. Paura, più che pressione anche se si deve giocare in Turchia, dove c’è l’Ali Sami Yen, lo stadio del Galatasaray. Sconsigliato a chi soffre rumori forti esattamente come la Vodafone Arena, la casa del Besiktas. Da quelle parti, le misurazioni dei decibel hanno toccato quota 128. Per capirsi, un aereo al decollo ne produce 150. La pressione, si sente, eccome, in Inghilterra. Nessuno stadio come Anfield fa sentire la propria “caratura” al di là della Manica. La Kop è l’alter ego del “muro giallo”. Cambiano colore (rosso) e musica e il “You’ll never walk alone” è qualcosa di davvero coinvolgente. E poi c’è il temutissimo “Effetto Bernabeu”. Si dice che a Madrid i 90’ di gioco siano più lunghi che altrove per la pressione che sa mettere lo stadio. E i fatti spesso hanno confermato questa tesi. Tantissime, le sfide, anche in Champions, decise nel finale.
Al di là dell’Oceano, se si pensa al Brasile, la più naturale associazione di idee è legata al Maracana, uno dei templi del calcio. Costruito nel 1950 per il Mondiale, arriva a ospitare sino a 190000 spettatori. È la casa della seleçao ma anche del derby tra Flamengo e Fluminense, non esattamente una partita da educande, ma niente a che vedere con il “superlasico”. Ci si sposta qualche migliaio di chilometri e si plana a Buenos Aires, barrio “boca”. Basta la parola. Bombonera, uno stadio a forma di cioccolatino. Ed è l’unico pensiero dolce da associare a uno stadio che “no tiembla, late”, “Non trema, batte”. Perché? Basta esserci durante una partita degli azul y oro per rendersene conto. Quando i tifosi cantano… lo stadio si muove
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