Bercy, il torneo parigino che chiude la stagione tennistica con un’aria di mistero e suspense, è spesso teatro di sorprese e imprese memorabili. Considerato il “fratello minore” del Roland Garros, il Masters 1000 di Parigi-Bercy offre l’ultima occasione per molti tennisti di guadagnarsi un posto alle Finals di Torino. La sua unicità risiede nel fatto che è l’unico Masters 1000 giocato su una superficie veloce al coperto, un contesto che sembra favorire gli outsider e che, nel corso degli anni, ha visto diverse imprese inattese.
Jack Sock e la sua incredibile cavalcata del 2017
Jack Sock è uno dei protagonisti più celebri di tali sorprese. Nel 2017, l’americano si presentò a Parigi quasi in vacanza, consapevole che solo una vittoria nel torneo gli avrebbe permesso di accedere alle Finals. Al primo turno, si trovò sotto di 1-5 nel terzo set contro Edmund, ma riuscì a ribaltare la situazione e vincere al tie-break. Da lì, iniziò una cavalcata incredibile, eliminando Pouille, Verdasco, Benneteau e Carreno Busta, fino a raggiungere la finale contro Filip Krajinovic. Con la vittoria su quest’ultimo, Sock si assicurò un posto tra i migliori otto del mondo, un risultato inimmaginabile solo pochi giorni prima.
L’impresa di Thomas Enqvist nel 1996
Anche Thomas Enqvist visse un’esperienza simile nel 1996. Lo svedese, numero 12 del ranking, giunse a Bercy con poche speranze di qualificarsi per le Finals. Tuttavia, la caduta prematura di campioni come Sampras, Agassi e Becker aprì una strada insperata per Enqvist. Superò Moya, Edberg e Gustafsson, prima di affrontare e battere Kafelnikov in finale, guadagnandosi così un posto alle Finals, un’impresa che appariva impossibile.
Holger Rune: un giovane prodigio nel 2022
Un altro caso notevole è quello di Holger Rune, che nel 2022 vinse il torneo a soli 19 anni. Il danese eliminò avversari del calibro di Wawrinka, Hurkacz e Rublev, beneficiò del ritiro di Alcaraz e, galvanizzato da una serie di vittorie spettacolari, si impose su Auger-Aliassime e Djokovic. Nonostante la vittoria, Rune partecipò alle Finals solo come riserva, ma la sua impresa a Bercy rimase impressa nella memoria collettiva.
Momenti indimenticabili per outsider e campioni
Bercy ha visto anche protagonisti che, pur non avendo vinto il torneo, hanno vissuto momenti indimenticabili. Amos Mansdorf, nel 1988, approfittò del ritiro del numero uno al mondo Wilander e vinse il torneo, pur non qualificandosi per le Finals. Anche Diego Schwartzman, pur non avendo vinto, ricorda Bercy con affetto: nel 2020, grazie all’eliminazione di Carreno Busta da parte di Nadal, riuscì a partecipare alle Finals di Londra.
David Ferrer e Karen Khachanov: trionfi unici
Poi c’è David Ferrer, che nel 2012 trionfò a Bercy contro la sorpresa del torneo, Jerzy Janowicz. Ferrer, già qualificato per le Finals grazie alla sua quarta posizione nel ranking, ricorda con particolare affetto questa vittoria, essendo l’unico Masters 1000 conquistato in carriera. Un destino simile è toccato a Karen Khachanov nel 2018, il quale sconfisse giocatori del calibro di Isner, Zverev e Thiem, per poi trionfare in finale contro Djokovic. Questa vittoria rappresenta l’unico Masters 1000 nella carriera del russo.
Il fascino irresistibile di Parigi-Bercy
Il torneo di Bercy continua a essere un palcoscenico di storie straordinarie, dove outsider e giovani promesse possono emergere, rivendicando il loro posto nella storia del tennis. Ogni edizione porta con sé la promessa di nuove imprese e sorprese, mantenendo viva la tradizione di un torneo dove nulla è mai scontato. L’atmosfera unica di Parigi-Bercy, con i suoi colpi di scena e le sue narrazioni inaspettate, continua a catturare l’immaginazione di appassionati e giocatori, rendendolo un evento imperdibile nel calendario tennistico.