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Bebe Vio: come la sua Accademy trasforma la disabilità in normalità

Bebe Vio, la famosa campionessa paralimpica di scherma, sta portando avanti una missione significativa con la sua Accademy a Roma, un progetto che ha preso forma solo tre mesi fa nel centro sportivo ‘Sapienza Sport’. L’entusiasmo di Bebe è palpabile quando parla di questa nuova avventura, che si aggiunge ai quattro anni di successi a Milano. “Questi primi tre mesi di Accademy a Roma sono andati molto bene”, afferma Vio, sottolineando l’importanza di mantenere un ambiente accogliente e gestibile per tutti i partecipanti. “Dobbiamo bloccare i numeri, più di cinquanta alla volta in palestra non possiamo”, precisa, evidenziando la necessità di garantire un’attenzione adeguata a ciascun bambino.

Inclusione e amicizia

Uno degli aspetti più affascinanti dell’Accademy di Bebe è l’inclusione. “La cosa bella è che stanno arrivando gli amichetti degli amichetti”, racconta con un sorriso. Qui, ragazzi con disabilità e normodotati si incontrano, condividono esperienze e creano legami autentici. La campionessa è convinta che, attraverso lo sport, la disabilità possa diventare una normalità. “Se i ragazzi raccontano come si trovano bene qui, vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro”, afferma con orgoglio.

Discipline sportive

Ma quali sport sono i preferiti dei giovani atleti? “Lo sport che piace di più? La scherma, ma non vorrei essere di parte”, dice Bebe, ridendo. “Anche il basket e la corsa stanno riscuotendo molto successo”. L’Accademy offre una varietà di discipline sportive, permettendo ai bambini di esplorare e scoprire le loro passioni. Questo approccio multidisciplinare non solo favorisce l’inclusione, ma stimola anche la crescita personale e sociale dei partecipanti.

  1. Scherma
  2. Basket
  3. Corsa

Sogni e aspirazioni

Uno dei traguardi più emozionanti che Bebe ha osservato è la nascita di sogni e aspirazioni tra i bambini della sua Accademy. “Alcuni di loro già sognano di partecipare ai Giochi olimpici o paralimpici e di vincere una medaglia”, confida. “Sono tutti gasatissimi! A fine anno vanno nelle società sportive locali, scelgono uno sport, prendono e vanno”. L’idea che questi giovani possano intraprendere un percorso sportivo serio è fonte di grande motivazione per Bebe, che desidera piantare i semi di una futura generazione di atleti.

La vita di Bebe Vio è un esempio di resilienza e determinazione. Dopo aver subito un’amputazione degli arti a causa di una grave malattia, ha saputo trasformare una sfida personale in un’opportunità. Le sue vittorie nel mondo della scherma paralimpica non sono solo un trionfo personale, ma un messaggio potente per tutti coloro che affrontano difficoltà. La sua Accademy rappresenta un proseguimento di questa missione: promuovere l’inclusione e il rispetto per le diversità attraverso lo sport.

La campionessa, che ha conquistato l’oro ai Giochi Paralimpici di Rio 2016 e a Tokyo 2020, ha saputo ispirare coloro che la seguono. Bebe non è solo un’icona sportiva, ma anche un modello di riferimento per i giovani e le famiglie che affrontano la disabilità. La sua presenza attiva all’interno dell’Accademy e il suo impegno nel trasmettere valori di inclusione e amicizia sono elementi chiave per il successo del progetto.

Sebbene Bebe scherzi dicendo di sentirsi “solo vecchia” e di non avere ancora pensieri di maternità, è chiaro che il suo amore per i bambini e il desiderio di vederli crescere in un ambiente positivo e stimolante è immenso. La sua Accademy è un rifugio sicuro dove ogni bambino può esprimere se stesso, senza paura di essere giudicato.

In un mondo dove la disabilità è spesso vista come un ostacolo, l’Accademy di Bebe Vio si propone di cambiare la narrativa. Attraverso il potere dello sport, i giovani atleti imparano non solo a competere, ma anche a connettersi, a sostenersi a vicenda e a diventare parte di una comunità inclusiva. Con la sua visione e il suo impegno, Bebe continua a dimostrare che la disabilità può e deve essere celebrata come una parte normale e preziosa della vita.

Luca Baldini

Ciao a tutti, mi chiamo Luca Baldini e sono redattore sportivo di Wigglesport! Scommetto che non vi sareste mai aspettati di incontrare un tizio così appassionato di sport "minori". Ebbene sì, mentre tutti gli altri seguono i grandi nomi del calcio e del basket, io mi tuffo a capofitto nel mondo affascinante delle discipline meno conosciute! La mia curiosità per gli sport alternativi è nata quasi per caso. Cresciuto tra le Alpi piemontesi, tra una discesa sugli sci e una partita a curling con gli amici, ho sviluppato un amore viscerale per tutte quelle attività che non sempre fanno i titoli dei giornali. Dai Campionati Mondiali di Badminton ai Tornei Internazionali di Bocce, ho sempre avuto un debole per tutto ciò che è insolito e sorprendente. Dopo aver terminato gli studi in Comunicazione e Giornalismo a Torino, ho realizzato il mio sogno di diventare redattore sportivo, portando con me questa passione fuori dal comune. All'inizio la mia famiglia e i miei amici mi prendevano bonariamente in giro ("Luca, chi vuoi che legga di un torneo di cricket islandese?"), ma con il tempo hanno imparato ad apprezzare la bellezza degli sport minori e il mio modo di raccontarli. Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo per seguire competizioni di ogni genere, descrivendo con passione le performance di atleti incredibili che gareggiano lontano dai riflettori della ribalta mediatica. La mia scrivania? Un arcobaleno di locandine di eventi da ogni angolo del globo! Se c'è una cosa che amo del mio lavoro, è la capacità di portare alla luce storie emozionanti e spesso trascurate. Raccontare le gesta di un arciere paralimpico o la preparazione di una squadra di rugby su sedia a rotelle mi riempie di orgoglio e mi spinge a essere sempre più curioso. Quando non sono impegnato a scrivere o a seguire competizioni improbabili, mi piace partecipare personalmente ad alcuni di questi sport. E sì, ho collezionato più magliette da gara di corse con i sacchi e di tornei di palla tamburello di quante ne possa contare! Quindi, se mai sentite parlare di uno sport di cui nessuno sa nulla, c'è una buona possibilità che io sia lì a raccontarlo. Perché, in fondo, ogni disciplina ha una sua magia speciale, e io sono qui per condividere quella magia con voi. A presto,

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