È stato alla Haas dall’inizio, per creare una squadra entrata in griglia nel 2016, ma chiunque pensi che a Guenther Steiner manchi la sua posizione alla guida della squadra americana è sulla strada sbagliata. O almeno questo è quello che sostiene nella rubrica del suo debutto su F1.com dove ha caldeggiato la candidatura di Bearman.
Steiner non lascia spazio alle interpretazioni. Ritiene che Oliver Bearman, al netto della giovanissima età, possa ambire a una monoposto di F1. “Bearman si è reso protagonista di un ottimo weekend in Arabia. Ha sostituito Carlos Sainz all’ultimo minuto ed entrare nella mischia è difficile da gestire, soprattutto dal punto di vista del controllo della pressione”. Anche perché Jeddah, al netto del fascino, è una delle piste più complicate del calendario: “Se si commette un errore, normalmente si paga anche a prezzo altissimo. Ha fatto un buon lavoro che ovviamente non passerà inosservato. Sulla base della sua prestazione a Jeddah, e dopo quello che ho visto da lui alla Haas, gli darei un posto”. Ovviamente dipende dalle circostanze e dai posti disponibili, ma osservando il valore e il quadro completo dei piloti in griglia, il pilota britannico avrebbe tutti i crismi per essere un candidato. “Per certi versi ingaggiarlo rappresenterebbe una grossa incognita, ma il modo in cui si è comportato in qualifica e in gara, dopo solo un’ora di allenamento, mi fa ritenere e che il rischio è molto basso”.
Steiner ha poi sottolineato come non rimpianga il mondo dei motori. E in particolare e l’addio alla Haas: “La mia vita è migliorata da quando ho lasciato la Haas. È stata la prima volta che mi sono disconnesso dal mondo F1 dopo circa un decennio ma più passa il tempo, più mi rendo conto di aver trascorso davvero troppo tempo alla Haas. Con i mezzi a disposizione era possibile lottare per potevi per il settimo, ottavo o nono posto, ma non per il podio. E ho realizzato che, a lungo termine non fa per me. Non voglio essere di nuovo settimo. Voglio essere in grado di lottare per le posizioni che contano. Quando Toto Wolff ha iniziato con la Mercedes, la squadra in quel momento non era al top, ma lui ha predisposto tutto per avere successo a medio termine e hanno vinto otto. Con la Red Bull è accaduta la stessa cosa, ma perché ogni anno continuavano a migliorare. E per riuscirci servono pazienza e pianificazione. Ecco perché ritornerei in F1 in futuro, ma solo per un progetto ambizioso e a lungo termine”.
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