Chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles
La notizia della chiusura dello stabilimento Audi di Bruxelles ha scosso non solo i dipendenti, ma anche l’intera industria automobilistica belga. Con 3.033 lavoratori che rischiano di perdere il posto, la situazione si fa sempre più critica. La decisione di chiudere l’impianto è stata ufficializzata da un portavoce della casa automobilistica, il quale ha rivelato che la ricerca di un potenziale acquirente non ha portato a risultati soddisfacenti. “Non c’è nessun potenziale investitore per il sito, quindi la ricerca attiva di un investitore è terminata”, ha dichiarato il portavoce, confermando che la chiusura dello stabilimento è prevista entro la fine di febbraio 2025.
La storia dello stabilimento
L’impianto di Bruxelles ha una lunga storia, essendo stato inaugurato nel 1948 e utilizzato inizialmente per la produzione delle Studebaker. Successivamente, è diventato un importante centro di assemblaggio per il celebre Volkswagen Maggiolino, con oltre 1.140.000 unità prodotte nel corso degli anni. Negli anni successivi, lo stabilimento ha continuato a espandersi e adattarsi alle nuove esigenze del mercato, producendo modelli iconici come la Volkswagen Golf e la Polo. Nel 2007, lo stabilimento è passato sotto il controllo di Audi, che ha investito nella modernizzazione dell’impianto per lanciare nuovi modelli, tra cui la compatta A1.
Le sfide della produzione
Tuttavia, il futuro dell’impianto è diventato incerto a partire da luglio 2024, quando Audi ha annunciato l’intenzione di interrompere la produzione dei Suv elettrici Audi Q8 e-tron e Audi Q8 e-tron Sportback. Questi veicoli rappresentano l’unica produzione attuale dello stabilimento, e la casa automobilistica ha giustificato questa decisione con un calo globale degli ordini nel segmento delle elettriche premium. La casa dei quattro anelli ha evidenziato che la domanda per la famiglia dei modelli Q8 e-tron sta diminuendo a causa dell’emergere di nuovi modelli sulla Premium Platform Electric, il che ha reso insostenibile il mantenimento di un intero stabilimento dedicato a questi modelli.
Reazioni dei lavoratori
La notizia della chiusura imminente ha provocato forti reazioni tra i lavoratori. Sono scoppiati scioperi e manifestazioni, con i dipendenti che hanno confiscato le chiavi di 200 vetture pronte per la consegna e dato fuoco a copertoni di fronte all’ingresso principale dello stabilimento. Queste azioni hanno evidenziato la crescente frustrazione e preoccupazione dei lavoratori per il loro futuro. Durante questo periodo, sono circolate voci su una possibile acquisizione dello stabilimento da parte di investitori esterni, tra cui aziende cinesi come Nio. Tuttavia, queste notizie sono state prontamente smentite e non hanno portato a nulla di concreto.
Possibili sviluppi futuri
Ludovic Pineur, segretario permanente del sindacato Cne Industrie, ha anche menzionato la possibilità di un “nuovo investitore” che avrebbe mostrato interesse per la produzione di veicoli commerciali nello stabilimento. Tuttavia, Audi ha ribadito che non ci sono piani per la produzione di alcun modello del Gruppo Volkswagen a Bruxelles, alimentando ulteriormente le preoccupazioni dei lavoratori.
La decisione finale
La decisione finale di chiudere lo stabilimento è stata presa durante un’assemblea straordinaria dell’azienda, dove sono stati esaminati 26 potenziali partner per la possibile acquisizione del sito. Tuttavia, Audi ha scartato tutte le opzioni disponibili, ritenendo che non ci fossero progetti “sostenibili e fattibili”. La chiusura dello stabilimento di Bruxelles rappresenta quindi un duro colpo non solo per i dipendenti, ma anche per l’intera economia belga, che ha visto la sua industria automobilistica subire un forte declino negli ultimi anni.
Un trend preoccupante
La situazione riflette un trend più ampio all’interno del settore automobilistico, dove molti produttori stanno affrontando sfide legate alla transizione verso l’elettrico, alla concorrenza crescente e a un mercato in evoluzione. Mentre le case automobilistiche cercano di adattarsi a queste nuove realtà, molti lavoratori rischiano di perdere il loro posto di lavoro, con conseguenze significative per le comunità locali e per l’economia nel suo complesso.