Il dibattito sulle regole del doppio nel tennis
Il tennis, sport che unisce abilità, strategia e resistenza, ha visto nel corso degli anni numerosi cambiamenti nelle sue regole e nei formati di gioco. Tra questi, uno dei dibattiti più accesi riguarda le modalità di svolgimento delle partite di doppio nei grandi tornei, come le ATP Finals e le Olimpiadi. In particolare, Simone Bolelli e Andrea Vavassori, due noti giocatori di doppio italiani, hanno recentemente espresso il loro disappunto riguardo all’attuale sistema di punteggio, definendolo inadeguato per eventi di tale prestigio.
Dopo la loro sconfitta contro la coppia formata da Marcelo Arevalo e Mate Pavic, Bolelli ha dichiarato: “È già stato detto tante volte. Ci sono eventi importanti con questo format, e tutti i doppisti non sono d’accordo nel giocare con queste regole che definirei ballerine“. È evidente che il malcontento tra i professionisti del doppio non è solo una questione personale, ma un tema che tocca l’intero panorama del tennis. Le attuali modalità di scoring, che prevedono l’uso di super tie-break in determinate fasi del torneo, possono risultare frustranti, specialmente quando si gioca in palcoscenici così importanti.
L’importanza del punteggio classico
Bolelli ha sottolineato che eventi di grande rilevanza come le Olimpiadi e le ATP Finals dovrebbero essere giocati secondo il “punteggio classico”, ovvero il formato tradizionale di due set su tre. Questo approccio, secondo il tennista, non solo garantirebbe una maggiore equità, ma permetterebbe anche ai giocatori di esprimere il proprio potenziale in un contesto che valorizza il talento e la resistenza. La possibilità di recuperare dopo un inizio difficile è fondamentale in uno sport dove la pressione e l’ansia possono giocare un ruolo cruciale.
Andrea Vavassori, compagno di squadra di Bolelli, ha avvalorato queste affermazioni, aggiungendo che la questione è complessa e coinvolge anche fattori economici. “Capisco i diritti TV”, ha affermato, “ma un evento del genere, come le Finals, in cui il pubblico paga anche delle cifre molto alte, più lo show è lungo, più il pubblico è contento”. Questo punto di vista evidenzia un aspetto fondamentale dell’industria sportiva: la necessità di trovare un equilibrio tra intrattenimento e integrità del gioco. Un evento di alto profilo come le ATP Finals non dovrebbe ridursi a una veloce sequenza di punti, ma piuttosto svilupparsi in una storia avvincente che richiede tempo e dedizione per essere raccontata.
Le problematiche del super tie-break
La dinamica del super tie-break, in particolare, si rivela problematica su superfici veloci. Vavassori ha fatto notare che, quando i primi punti sfuggono di mano, diventa estremamente difficile recuperare. Questo elemento di rischio, che rende il tennis così emozionante, viene annullato in un formato che privilegia la rapidità piuttosto che la strategia. “Sarebbe stato meglio potersela giocare fino in fondo come negli Slam“, ha continuato, esprimendo il desiderio di tornare a un formato più tradizionale nei principali eventi del circuito.
La tradizione del tennis in pericolo
La questione delle regole nel tennis non è nuova. La transizione verso formati più brevi è stata motivata dalla necessità di attrarre un pubblico più vasto e di soddisfare le esigenze delle emittenti televisive. Tuttavia, il rischio è quello di sacrificare l’essenza del gioco, della sua cultura e della sua storia per un profitto immediato. L’appello di Bolelli e Vavassori riflette una volontà di mantenere la tradizione del tennis, di preservare il suo spirito competitivo e di garantire che i giocatori possano esprimere appieno il loro talento.
Negli anni, il panorama del tennis ha visto un’evoluzione continua, ma è fondamentale che i cambiamenti siano ben ponderati e che le voci dei giocatori vengano ascoltate. I tornei di grande prestigio dovrebbero rispettare la tradizione, offrendo ai giocatori le migliori condizioni per competere. La speranza di Vavassori di tornare a un formato di due set su tre almeno per eventi come le ATP Finals e le Olimpiadi è un desiderio condiviso da molti, e rappresenta un’importante riflessione su come il tennis possa continuare a evolversi senza perdere la sua essenza.